PALERMO. «La violenza e le sue dimensioni psicopatologiche socio-culturali e terapeutiche», è stato il tema scelto dalla Società italiana di Psichiatria (Sip) per il suo convegno regionale 2017, organizzato dalla Cattedra di Psichiatria e Scuola di specializzazione in Psichiatria, diretta da Daniele La Barbera e dalla Sip, presieduta da Francesco Chimez: i due giorni di studio si sono conclusi ieri al Policlinico «P. Giaccone». Spiega La Barbera: «Abbiamo affrontato le numerose sfaccettature della violenza, da quella subite dal paziente psichiatrico come soggetto fragile e vulnerabile, a quelle sulle donne, o sui bambini o sui disabili, fino a quella del terrorismo e del fondamentalismo religioso, senza trascurare le nuove sfide poste dai comportamenti violenti, come il cyberstalking o il cyberbullismo, che si avvalgono della mediazione dei dispositivi tecnologici e della Rete: proprio in questo ambito, la Sicilia si allinea a un tragico trend mondiale che riguarda l’aumento esponenziale di queste azioni. Abbiamo discusso sulle cause di certi comportamenti per capire se si possono intercettare e prevenire». Risultati: «Sappiamo che esiste una trasmissione transgenerazionale: il soggetto che subisce violenza da vittima, crescendo, può diventare carnefice, tende cioè a riprodurre la violenza subita, con una sorta di identificazione con l’aggressore. Un dato inquietante che segnala un fallimento, un mancato percorso di trasformazione». C’è anche un numero drammatico: sono 1682 gli orfani a seguito di femminicidi. «La violenza sulle donne ha raggiunto numeri tremendi ed è in leggero aumento - aggiunge La Barbera -. Bisogna aumentare in questi orfani la capacità di resilienza, cioè la capacità di resistere agli effetti distruttivi di un trauma grave. Oggi è anche possibile che la vittima riesca a elaborare il vissuto violento e trasformarlo in un elemento di profondità, di umanità. In una ricchezza. Un vissuto drammatico può diventare, insomma, un fattore propulsivo della personalità». C’è dell’altro, una notizia che ha dell’incredibile: «Si abbina alla polemica sulla pasticciata legge sul possesso delle armi. Arriva dagli Usa, dove le donne uccise dai mariti sono più di tutte le vittime provocate dagli attentati dell’Isis in giro per il mondo. L’accesso così facile alle armi è una follia». Sul territorio, chi ha bisogno, cosa trova? «Esistono gli sportelli, i consultori, ed è anche di fondamentale importanza l’azione di associazioni di volontariato e onlus che si occupano di donne a scopo preventivo e terapeutico e fanno lavoro di rete con le strutture sanitarie, l’Asp e le forze dell’ordine». Un altro tema, quasi antropologico: il padre compare nella storia dell’uomo 150 mila anni fa, il suo ruolo è culturale, non naturale come quello della madre. Continua La Barbera: «Nel mio intervento ho spiegato che oggi la crisi della figura paterna favorirebbe l’emergere del polo istintuale, spiegando così l’aumento della violenza sul femminile. Il tutto si abbina alla riorganizzazione dell’identità sessuale femminile che fa indietreggiare l’uomo che si percepisce precario e minacciato dal ruolo femminile. Un grande cambiamento culturale». Interviene il direttore del Policlinico, Fabrizio De Nicola: «Il Policlinico da 10 anni partecipa alla rete antiviolenza assieme agli altri soggetti e, qualche giorno fa, ci siamo attivati per rinnovare la nostra rete aziendale antiviolenza che mette insieme varie professionalità. Siamo sempre disponibili a ospitare convegni di questa importanza, come faremo a fine mese con il Maudsley Forum che quest’an - no da Londra si trasferisce a Palermo e porterà in città i più importanti psichiatri d’Europa. I servizi ci sono, è importante però che vengano comunicati, bisogna che donne e bambini sappiano di non essere soli».