PALERMO. Tempi duri per il miele. Ed è allarme. Buono, saporito e dai ricchi principi alimentari, rischia di diventare un miraggio sulle nostre tavole. Scombussolamenti climatici, parassiti e malattie stanno facendo abbassare drasticamente i dati di produzione riducendo il quantitativo a meno della metà rispetto agli anni passati. E, per quanto riguarda la zagara, quasi totale. «La Sicilia conferma i dati nazionali negativi in merito alla produzione. Ma rispetto al resto delle regioni ha sicuramente una marcia più. Uno fra tutti il biodinamico e il biologico, possibile per le caratteristiche di insularità che le conferiscono unicità», dice Alessandro Chiarelli, presidente Coldiretti Sicilia. «L’unicità è dovuta sia alla modalità con cui si allevano sia all’obbligo di etichettatura che, oltre ad essere un valore aggiunto, garantisce un controllo qualità importante. Il miele di sulla o di zagara d’arancio, solo per fare un esempio, rappresentano l’eccellenza siciliana per gusto e qualità per cui rischiamo di avere il mercato invaso dal made in estero». La causa va ricercata nelle piogge intense per cui le api restano nelle arnie durante la fioritura primaverile, peraltro compromessa dal cattivo tempo, senza riuscire a svolgere il lavoro di raccogliere il nettare e produrre miele. Ma anche parassiti e malattie che hanno inficiato la buona crescita. «Non registravamo una situazione così negativa da decenni» racconta Giovanni Rapisarda, titolare dell’azienda Miele Mongibello di Zafferana Etnea(Catania). «La produzione primaria degli agrumi è stata molto penalizzata a causa principalmente dei cambiamenti climatici ma anche dei parassiti e delle malattie che hanno contratto le piante». Castagno ed eucalipto, ad esempio, sono piante in grande sofferenza. «E l’apicultore è totalmente impotente - continua Rapisarda - quando le piante non riescono a produrre il nettare». La conseguenza? «C’è una flessione troppo importante rispetto alle annate normali», dice Giovanni Pappalardo, presidente di Coldiretti Catania. «Se non ci sarà un’inversione di tendenza, nei prossimi mesi saremo costretti ad aprire le porte alla diffusione di miele importato». Ungheria e Cina i maggiori paesi interessati. Oggi già un barattolo di miele su due in vendita in Italia è stato prodotto all’estero. «Le importazioni nel 2015» spiega la Coldiretti, «hanno raggiunto il massimo storico». Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina e in Romania, o in altri Paesi) è riconoscibile attraverso l’etichettatura obbligatoria. «Il miele va male. C’è un danno enorme per la zagara la cui produzione si è ridotta quasi del tutto», sostiene Sebastiano Di Prima, titolare della storica azienda agricola Miele di Sicilia di Zafferana Etnea. «L’annata bisestile, il clima instabile, e l’inquinamento elettromagnetico stanno distruggendo le api. Bisogna fare un passo indietro per andare avanti», continua. «Io sono nato in mezzo alle api. Mio padre 87enne, che ha sempre diretto l’azienda, non si ricorda un’annata così pessima. È un peccato che un territorio così ricco di fiori e di biodiversità, sia stato così pesantemente colpito». La fioritura primaverile è stata messa in crisi dalle precipitazioni e così le api sono rimaste nelle arnie Zagara e castagno sono in sofferenza. Gli apicoltori: «Non registravamo una situazione così da decenni».