PALERMO. Pace-maker vescicali per sconfiggere seri problemi di minzione e incontinenza urinaria nelle pazienti femminili. Una tecnica innovativa che da maggio del 2013 viene applicata nell’unità operativa di uroginecologia dell’Azienda ospedali riuniti Villa Sofia- Cervello, diretta da Biagio Adile, centro di riferimento regionale per la diagnosi e la cura dell’incontinenza urinaria femminile, centro di riferimento per la diagnosi e la cura della cistite interstiziale, ed unica struttura nell’Italia meridionale a realizzare questo tipo di intervento. Proprio in questi giorni nel reparto, tre pazienti affetti da incontinenza urinaria da urgenza, con dolore pelvico cronico e ritenzione urinaria cronica, dopo aver effettuato l’impianto di prova tre settimane fa, hanno avuto un netto miglioramento della sintomatologia clinica, al quale è seguito l’impianto del pace-maker definitivo. L’unità di Uroginecologia, proprio per la tecnica del pace-maker vescicale, ha avuto assegnato per il 2014-2015 il Bollino Rosa, riconoscimento sulla qualità del servizio attribuito dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda). “Le patologie come la cistite interstiziale o l’incontinenza urinaria – spiega Biagio Adile - modificano negativamente le condizioni psico-sociali della persona, il suo stile di vita e le sue attività quotidiane, la performance lavorativa e familiare, il benessere emotivo, l’autostima e il comportamento sessuale e relazionale. Oltre al trattamento farmacologico eseguito prevalentemente per instillazione vescicale, laddove questo non sia sufficiente, il centro è in grado oggi di trattare queste patologie con terapie alternative come la neuro modulazione che attraverso l’impianto di un pace- maker tende ad alleviare i disturbi migliorando drasticamente la qualità della vita delle pazienti”. La cistite interstiziale, classificata come malattia rara, è una sindrome caratterizzata da dolore vescicale associato a urgenza e frequenza minzionale (fino a 40- 50 minzioni nei casi più gravi), nicturia ( alzarsi più volte nella notte per urinare), disuria (difficoltà ad urinare pur avendo lo stimolo), talvolta associato ad incontinenza urinaria, in assenza di processi infettivi. La diagnosi si esegue sulla base della sintomatologia della paziente e sulla valutazione clinica mediante l’ausilio di esami strumentali quali cistoscopia, studio uro -dinamico e diagnosi di esclusione con altre patologie vescicali, pelviche e addominali. “L’intervento di applicazione del pace-maker – spiega Biagio Adile – viene eseguito in due fasi. Nella prima si effettua un’appropriata selezione del paziente mediante un test di stimolazione di prova attraverso l’impianto di un elettrocatetere ed uno stimolatore esterno e solo i pazienti che rispondono positivamente a questa fase, con un miglioramento dei sintomi maggiore del 50%, vengono impiantati in modo definitivo. La procedura viene effettuata in sala operatoria in anestesia locale con monitoraggio radiologico ed è reversibile in caso di inefficacia. L’elettrodo viene impiantato a livello del forame sacrale S3 e viene portato all’esterno attraverso una estensione provvisoria che permette la stimolazione di prova al fine di valutare l’efficacia del trattamento. Quando la terapia di prova ha ottenuto un’efficacia comprovata in base ai dati soggettivi ed oggettivi, quali diario vescicale od intestinale, valutazione del residuo vescicale post minzionale e valutazione del dolore, si procede all’impianto definitivo del pace-maker. Le tre pazienti trattate in questi giorni – aggiunge Adile - fanno parte di un gruppo di dieci, sei affette da incontinenza da urgenza, due con ritenzione cronica urinaria, due con dolore pelvico cronico, che sono state trattate nel nostro centro con la stessa metodica. Nove pazienti su 10 hanno avuto un drastico miglioramento della loro sintomatologia clinica”. Ad oggi risultano impiantati nel mondo con pace-maker vescicali oltre 80.000 pazienti con una percentuale di successo a lungo termine tra il 60 e 70% a seconda delle indicazioni.