
La terapia ipocolesterolemizzante di combinazione rappresenta una risorsa fondamentale per il trattamento dei pazienti con livelli elevati di colesterolo, in particolare per quelli che non riescono a raggiungere gli obiettivi terapeutici con un singolo farmaco.
Questo approccio terapeutico, che unisce più principi attivi con azioni sinergiche, permette di ottenere risultati migliori e di aumentare significativamente le possibilità di successo nel trattamento delle dislipidemie, in particolare nella gestione dell’ipercolesterolemia.
È quanto emerso durante l’incontro che si è svolto presso l’aula magna dell’ospedale La Maddalena, a Palermo, in cui esperti del settore hanno discusso i vantaggi di questa strategia.
«La terapia di combinazione – ha detto la cardiologa Francesca Daidone, responsabile scientifico dell’evento – segna un passo avanti decisivo nel trattamento dell’ipercolesterolemia, poiché unisce diversi farmaci mirati a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, potenziando l’efficacia complessiva del trattamento e facilitando il raggiungimento degli obiettivi terapeutici».
L’ipercolesterolemia è uno dei fattori di rischio cardiovascolari. La cardiologa Rosanna Zito ha sottolineato come l’ipercolesterolemia familiare, una condizione genetica che porta ad alti livelli di colesterolo cattivo (LDL), aumenti il rischio di eventi cardiovascolari, come l’infarto miocardico, fin dalla giovane età. «Per tale motivo, è fondamentale diagnosticare precocemente l’ipercolesterolemia familiare e intervenire con trattamenti personalizzati”, ha spiegato la dottoressa Zito, aggiungendo che la combinazione di statina ed ezetimibe dovrebbe rappresentare la prima opzione terapeutica in questi casi. Inoltre, la terapia combinata riveste un’importanza particolare nei pazienti diabetici. L’endocrinologa Simona Merlino ha evidenziato che: «Il diabete mellito, sia di tipo 1, ma soprattutto di tipo 2 (spesso identificato come diabete alimentare o dell’anziano) è una patologia, nella maggioranza dei casi, associata a sovrappeso o obesità. Tale patologia è ritenuta un fattore di rischio cardiovascolare: nel soggetto diabetico, l’apparato vascolare è più fragile. È dunque estremamente importante – continua l’endocrinologa - non solo un adeguato controllo glicemico, attraverso opportuni interventi sullo stile di vita e tramite l’impiego di farmaci ipoglicemizzanti, ma anche un adeguato controllo del profilo lipidico (colesterolo e trigliceridi) al fine di ridurre il rischio di malattie vascolari, soprattutto di infarto del miocardio».
In conclusione, la combinazione di farmaci per il controllo del colesterolo si presenta come una strategia efficace e fondamentale nella prevenzione e nel trattamento delle malattie cardiovascolari, che rimangono la principale causa di morte al mondo. Questo approccio è particolarmente rilevante per pazienti con patologie comorbili, come l’ipercolesterolemia familiare e il diabete, poiché consente di ridurre il rischio di eventi gravi e migliorare la qualità della vita dei pazienti.
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