Con l’approvazione da parte del Cipess del finanziamento da 384 milioni di euro si compie un passo importante verso la realizzazione dell’Ismett due: un nuovo ospedale che sorgerà nell’area di Carini, nel Palermitano, accanto al centro sulle biotecnologie che Ri.Med sta già realizzando e che sarà focalizzato sui trapianti e la ricerca.
«Una grande opportunità per la Sicilia e l’Italia intera», spiega Angelo Luca, country manager Upmc Italy e Ceo Ismett. Il nuovo ospedale sarà una struttura da 250 posti letto (114 quelli attuali di Ismett), 14 sale operatorie e tecnologie all’avanguardia. Ma sarà anche un’opera di architettura realizzata dallo studio di Renzo Piano e capace di affrontare le sfide sanitarie più emergenti come quella della multiresistenza, ovvero la resistenza agli antibiotici che sembra essere maggiore al Mezzogiorno di Italia.
Grazie al Cipess si compie un bel passo in avanti.
«Si tratta dell’approdo di un lungo percorso che è iniziato diversi anni fa e che adesso sembra conclusosi con questo stanziamento da parte del governo nazionale che si aggiunge ai 50 milioni che sono stati resi disponibili dalla Regione. Un percorso partito quando la realizzazione del nuovo ospedale è stata inclusa nel Documento unitario di programmazione degli investimenti sanitari (Dupiss) del 2012, e nel 2018 negli impegni dell’Accordo Quadro 2019-2028 tra la Regione siciliana, Upmc, Arnas Civico, Ri.Med e Ismett. Questo ospedale è stato immaginato fisicamente e funzionalmente integrato con il centro di ricerca che la Fondazione Ri.Med, sta realizzando a Carini, in provincia di Palermo; nel giugno 2020, un tavolo tecnico organizzato dal ministero della Salute e dalla Regione siciliana, con la partecipazione di Upmc, Ismett e la società di revisione PricewaterhouseCoopers (Pwc) come consulente dell’Ufficio tecnico del ministero, ha definito la proposta progettuale e il piano industriale per il nuovo ospedale. Il progetto prevede che Ismett 2 amplierà i servizi clinici attualmente offerti da Ismett. Ciò consentirà una significativa riduzione dei costi legati alla mobilità passiva della Regione, con un risparmio stimato di circa 41 milioni».
Sarà un ospedale moderno, non solo nella sua struttura ma anche nella sua concezione.
«Il progetto è stato realizzato da Renzo Piano per rispondere alle sfide della sanità moderna ed è un’opera molto particolare anche dal punto di vista architettonico frutto di una interfaccia e scambio continuo fra tecnici e ingegneri. Sarà dotata di spazi flessibili perché voleva rispondere a nuove emergenze sanitarie che potevamo venire, secondo quanto ci è stato insegnato con il Covid, quando una delle difficoltà della pandemia era quello di separare i percorsi tra pazienti infetti e non. L’ospedale quindi è stato disegnato per avere percorsi integralmente separati anche nell’ottica di dare una risposta al tema delle multiresistenze che il sistema salute sta affrontando. Uno dei determinanti della salute e dei risultati clinici è che nel Sud del Paese sono più alte le multiresistenze. Il nuovo Ismett sarà pronto a rispondere a questa sfida».
Che tipo di struttura immagina?
«Non stiamo costruendo solo un ospedale ma vogliamo creare un hub della ricerca che possa dare visibilità internazionale alla Sicilia. E poi c’è il tema dell’internazionalizzazione: mettere insieme questi due centri che hanno un’ambizione molto alta di diventare a servizio della comunità locale ma anche internazionale. Una delle sfide più importanti di oggi è quella di attrarre talenti. La sanità non è diversa dalla competizione che esiste in altri settori. Dobbiamo essere in condizione di attrarre i migliori talenti in salute e ricerca che oggi significa portare nel territorio finanziamenti e reti internazionali».
La vecchia struttura accanto al Civico sarà interamente trasferita nel nuovo ospedale?
«Le specialità che ci sono attualmente in Ismett sono immaginate lì. La struttura attuale è un ospedale che resta nella disponibilità della Regione, molto avanzato come infrastrutture con investimenti importanti che sono stati realizzati con fondi europei per innovazione tecnologica».
Che tempi ci sono?
«I tempi sono piuttosto complessi da ipotizzare. Abbiamo presentato un cronoprogramma che prevede la realizzazione dell’opera entro il 2029. Per fare questo dobbiamo correre tanto e tenga conto che abbiamo iniziato il centro di ricerca della fondazione Ri.Med nel 2020, poi con la pandemia e altre vicissitudini come il superbonus che ha creato delle criticità nel trovare manodopera, ma nonostante questo i lavori non si sono mai fermati, forse unico caso in italia, lì in poco più di un anno dovremmo riuscire ad aprire.
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