Palermo

Giovedì 21 Novembre 2024

Nuove frontiere in oncoematologia, l'evento all'ospedale Cervello di Palermo: nascerà un ambulatorio dedicato

«Realizzare un ambulatorio dedicato ai nostri pazienti». Si è chiuso con questa promessa l’evento formativo, con segreteria organizzativa e provider a cura di Biba Group, dal titolo «Nuove frontiere in oncoematologia. Gestione multidisciplinare delle terapie target» tenutosi presso l’aula Vignola dell’Ospedale Cervello di Palermo. «Qui i vari specialisti già da tempo lavorano insieme - spiega la direttrice dell’Unità operativa complessa di Oncoematologia dell’Ospedale Cervello, Caterina Patti - mettendo i pazienti al centro dell’attenzione. Un altro progetto a cui tengo molto, ideato e presentato dalla cardiologa Gabriella Carmina, è quello di impiantare un dispositivo sottocutaneo ai pazienti a rischio di eventi cardiovascolari che ci consente di identificare precocemente gli eventi avversi dei farmaci target e di anticiparne il trattamento consentendo così la continuità terapeutica». Due le sessioni in cui si è articolato l’evento: la prima, lunedì 11, pomeridiana e la seconda, martedì 12 novembre, mattutina, rivolte alla formazione di tutti quei professionisti sanitari che, assieme all’oncoematologo, contribuiscono all’efficacia terapeutica e al benessere del paziente affetto da neoplasia. «Il nostro obiettivo - prosegue Caterina Patti - è istituzionalizzare il team multidisciplinare già operativo nella nostra Unità e, conseguentemente, creare ambulatori dedicati per visite congiunte multispecialistiche. Questo progetto andrà a complementare la già consolidata collaborazione con i cardiologi con i quali, in accordo con il primario Vincenzo Polizzi, si arricchirà di nuovi progetti sia organizzativi che sperimentali. Il progetto è finalizzato in primis al benessere del paziente, perché può disporre di un team multidisciplinare dedicato e formato, ma agevola anche i professionisti garantendo una migliore gestione degli eventi avversi causati dai farmaci e quindi consente una migliore continuità terapeutica». I farmaci target, tema della prima sessione dell’evento formativo, possono determinare diversi eventi avversi ma sono meno tossici rispetto alla chemioterapia. L’approccio multidisciplinare consente di gestire al meglio questi eventi e pertanto garantisce la migliore efficacia terapeutica. L’immunoterapia e i farmaci biologici, tema della seconda sessione dell’incontro, sono parte integrante dell’armamentario terapeutico in oncoematologia: «Anche l’utilizzo di questi nuovi farmaci - aggiunge Caterina Patti - necessita di un approccio multidisciplinare». L’evento è stato occasione di formazione e confronto tra specialisti. Si sono tenute a questo scopo due importanti tavole rotonde con i diversi referenti di patologia che rappresentano il team multidisciplinare, ovvero il cardiologo, il nefrologo, il gastroenterologo, l’infettivologo, il radiologo, lo pneumologo e l’anestesista. E due interessanti letture magistrali, la prima sulla gestione degli eventi avversi cardiovascolari nell’utilizzo dei farmaci target a cura del cardio-oncologo Stefano Oliva e l’altra sulla gestione delle infezioni dopo immunoterapia e terapie cellulari in oncoematologia a cura dell’ematologo esperto Corrado Girmenia. «La nostra unità operarativa complessa - conclude Caterina Patti - si avvale di un team di Trial coordinators che ci consentono di accedere a numerosi studi sperimentali su tutte le patologie oncoematologiche. Questo ci dà la preziosa possibilità di offrire farmaci innovativi ai nostri pazienti prima di essere garantiti dal Sistema Sanitario Nazionale, migliorandone così la qualità di vita e la prognosi. Eventi come questi sono utili quindi anche per diffondere e conoscere queste innovazioni e per lanciare un appello alle nostre istituzioni perché si dia il giusto riconoscimento a questi professionisti che ci permettono di essere all’avanguardia e offrire le più innovative strategie terapeutiche ai nostri pazienti. La ricerca e la sperimentazione stanno alla base del miglioramento della vita dei nostri pazienti».  

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