L’allerta è partita poco prima di Natale, a macchia di leopardo, in diversi ospedali del Centro-Nord, rimbalzando tra il Sacco di Milano e il Bambin Gesù di Roma, e in queste ore è scattata pure in Sicilia, «dove i casi, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando la curva epidemiologica aveva già rialzato la testa, sono aumentati di quasi il 30% mettendo inevitabilmente sotto pressione sia gli ambulatori medici sia le strutture sanitarie, e contribuendo a intasare i pronto soccorso dell’Isola».
I casi in questione sono le infezioni da Rsv, il virus respiratorio sinciziale, che, continua a spiegare Giovanni Corsello, professore ordinario all’università di Palermo, direttore del reparto di Pediatria all’ospedale Di Cristina, nonché membro della Società italiana di pediatria, «in Sicilia sta notevolmente accelerando, probabilmente anche su input delle famiglie tornate sul territorio per trascorrere le festività natalizie con i parenti, dunque non assistite in loco dal pediatra di libera scelta e per questo, a maggior ragione, costrette a recarsi nei pronto soccorso pediatrici o nelle aree di emergenza dei nosocomi quando i propri figli mostrano i sintomi della bronchiolite da Rsv, ossia tosse, difficoltà nella respirazione e febbre alta».
Un quadro, ricorda Corsello, «simile a quello visto lo scorso anno, ma con delle novità: oltre alla crescita degli episodi, stiamo notando un calo nella fascia d’età più colpita dal virus, da 0-4 a 0-2 anni. Inoltre, rispetto al passato, sta aumentando anche il numero di coinfezioni, con pazienti infettati contemporaneamente dal sinciziale e dall’altro virus che in questi giorni sta prendendo piede, quello dell’influenza stagionale. Una compresenza che può peggiorare il quadro clinico dei bambini, tanto da giustificare un ricovero in ospedale e una terapia con somministrazione di ossigeno». Ma il problema, rimarca Corsello, non riguarda solo l’età pediatrica: «Sia per la Rsv che per l’influenza stagionale, l’Isola sta assistendo a un rialzo di casi pure tra gli anziani, altra categoria particolarmente a rischio insieme a quella dei bambini».
Il rimedio? Se per la sindrome influenzale c’è la vaccinazione, «che nell’Isola, quantomeno in età pediatrica, stenta a decollare», per il virus sinciziale spiega il professore, «manca ancora un anticorpo monoclonale ad hoc». Ma come spiegare l’accelerazione dell’Rsv, che secondo l’ultima rilevazione dell’Istituto di sanità rappresenta il 9% delle infezioni da virus diagnosticate in tutta Italia? Corsello non ha dubbi: «Nei due anni di pandemia da SarsCov-2, grazie alle misure di contenimento, abbiamo fotografato una marcata flessione di casi, ma questo calo ha aumentato la platea di bambini “suscettibili”, di soggetti che oggi si ritrovano con una sorta di “debito” immunitario nei confronti dell’infezione sinciziale. Ma anche dell’influenza stagionale – pure quella in crescita del 30% su base annuale – e delle sindromi para-influenzali, mentre fuori dal perimetro dei virus, stiamo assistendo a un boom di infezioni da streptococco». Per converso, in grandi e piccini, la temuta impennata natalizia del Covid, per adesso, non c’è stata. Anzi, l’ultimo bollettino del Dasoe registra un calo del 23% dei contagi su base settimanale e anche una diminuzione dei ricoveri, da 165 a 151. Va detto, però, che il bilancio è aggiornato al 31 dicembre, mentre la coda delle festività resta ancora tutta da monitorare.
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