Da Palermo l'allarme dei pediatri: "In Sicilia pochi posti di terapia intensiva per i più piccoli"
Gestione epidemica delle bronchioliti del neonato, novità tecnologiche e i rischi che si corrono a causa dei pochi posti nelle terapie intensive. Il 48esimo congresso Regionale Congiunto di Pediatria e neonatologia ha un ricco programma scientifico, affrontato all’NH Hotel di Palermo da prestigiosi relatori e docenti Universitari. Sabato 16 settembre la seconda giornata di lavori, intanto questa mattina il convegno ha avuto ad oggetto la bronchiolite: i relatori che si sono susseguiti hanno composto un puzzle che ha restituito la perfetta fotografia della situazione attuale, che preoccupa per la diffusione non più stagionale della malattia. «Intanto la bronchiolite - spiega il professore e presidente della Sip (società italiana pediatria) Giovanni Corsello - è una infezione respiratoria che colpisce la parte più sottile dell’albero bronchiale. Questa infezione rischi di impedire la ossigenazione del sangue, quindi è una patologia che può dare una insufficienza respiratoria e nei più piccoli è probabile che la si possa affrontare solo con una ventilazione assistita». Dall’anno scorso, si assiste ad una riduzione della stagionalità: un tempo l’intenzione colpiva soltanto nel periodo invernale, «oggi come conseguenza del lockdown - prosegue Corsello - circola molto più diffusamente. È aumentato il numero di casi nei più fragili e in epoca precoce nel neonato». A preoccupare, però, è la grossa esplosione di casi che si sono registrati nel periodo post Covid: «A Palermo abbiamo registrato oltre mille casi nel giro di pochissimi mesi - ha sottolineato Domenico Cipolla, direttore del pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Di Cristina - e molti necessitano di ricovero. C’è la necessità di creare una rete tra gli ospedali neonati della Sicilia così da poter dare una risposta efficace dell’epidemia che solitamente concentra tutti i suoi casi in un breve periodo». Ma a mancare sono anche i posti di terapia intensiva pediatrica, dove spesso i lattanti, i bambini sotto l’anno di vita, vengono trasportati: «I posti però sono limitati - denuncia Nicola Cassata, direttore della unità operativa di pediatria di Villa Sofia-Cervello - e nel periodo epidemico che si concentra nei tre mesi invernali, da dicembre a marzo, mette in crisi il sistema delle cure intensive pediatriche». A questo però si aggiunge l’assenza di terapie farmacologiche: «Tutti i farmaci che spesso si utilizzano - prosegue Cassata - o si utilizzavano per contrastare l’evoluzione peggiorativa della malattia sono inefficaci e questo genera frustrazione nel pediatra di famiglia che non ha strumenti farmacologici per contrastare il peggioramento della malattia». Alle 17, previsto l’incontro con il rettore Massimo Midiri nella sede del rettorato dell’Università degli studi di Palermo, palazzo Steri.