In Italia il carcinoma della cervice uterina rappresenta il quinto tumore per frequenza nelle donne sotto i 50 anni di età. La prevenzione resta, dunque, una tappa obbligatoria affinché si possa intervenire efficacemente contro l’infezione da papillomavirus umano (Hpv). Purtroppo, però, i numeri non sono ancora ottimisti: «Ogni anno mandiamo gli inviti per gli esami a circa 92 mila donne - racconta la dottoressa Marylea Spedale, responsabile Uos screening cervice uterina dell’Asp di Palermo -. Sono inviti già organizzati, con data, orario e luogo. Di queste, però, solo il 25% si presenta. Un numero ancora troppo basso, rispetto al nostro obiettivo che è circa il 50%». Ultimamente, però, è stata cambiata strategia, che sembra dare un riscontro più positivo: «Il nostro in vito adesso è open - spiega Spedale -, e molte donne chiamano o scrivono alle mail, dandoci la possibilità di assimilare più dati. A questo, però, va aggiunta una percentuale di persone che si controlla privatamente».
Ma cosa è il carcinoma della cervice uterina? È tumore causato dalla trasmissione sessuale del virus Hpv ed è molto frequente tra i giovani. Quando l’infezione persiste nel tempo, si formano lesioni nel tessuto del collo uterino che possono poi evolvere in cancro. La trasmissione sessuale, tuttavia, non è l’unico fattore che contribuisce all’insorgenza del cancro: altri fattori, infatti, sono il fumo, le abitudini sessuali, la presenza in famiglia di parenti stretti con questo tumore, una dieta povera di frutta e verdura e l’obesità. Fortunatamente, il lasso di tempo tra infezione e sviluppo della malattia è lungo, ed è quindi possibile intercettare e trattare le lesioni prima che queste possano degenerare. È necessario, dunque, eseguire alcuni esami specifici per identificare le lesioni: «I test per lo creyenign del tunore del collo dell’utero sono il Pap test e il test per il papilloma virus (Hpv-Dna test) - dice la dottoressa Marylea Spedale, responsabile Uos screening cervice uterina dell’Asp di Palermo -. Il Pap test viene offerto ogni 3 anni alle donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni. Il papilloma test, invece, si ripete ogni 5 anni. Questo perché l’accuratezza del papilloma test è così alta da poter allungare il periodo di richiamo».
Qualora quest’ultimo test dovesse rivelarsi positivo, la donna dovrà sottoporsi ad Pap-test, che quindi diventa un esame di completamento - anche detto test di triage -, perché seleziona le donne che presentano modificazioni cellulari. Se anche questo dovesse risultare positivo, si procederà alla Colposcopia: «È un esame che attraverso l’utilizzo di uno strumento, il colposcopio appunto, permette una visione ingrandita della cervice uterina - spiega Spedale -. In questo modo, il medico sarà in grado di confermare la rpesenz di lesioni pretumorali o tumorali e valutare la sua estensione».
Nel caso in cui il Pap test dovesse dare esito negativo, invece, basterà ripetere il test Hpv dopo un anno. Questi, però, sono esami di tipo secondario, che riscontrano un problema già esistente. Esiste, quindi, una prevenzione di tipo primario dato da un vaccino: «Dal 2007 in Sicilia la vaccinazione comprende i 9 ceppi a più alto rischio - sottolinea la dottoressa -. Questo viene somministrato alle donne in età adolescenziale, ma è possibile eseguire la vaccinazione fino ai 45 anni di età per le donne e 27 per gli uomini. In questo, in, Australia, sono più avanti: entro il 2030, con molta probabilità, il tumore al collo dell’utero potrà essere dichiarato eradicato».
Per portare avanti la sensibilizzazione alla prevenzione l’Asp da anni organizza degli open day con gli ambulatori mobili: nel 2022 i camper dell’azienda sanitaria provinciale hanno fatto 84 tappe percorrendo oltre 16 mila chilometri, raggiugnendo anche le isole. 18 mila le prestazioni eseguite, di cui 2517 tra Pap e Hpv test. Domani a Torretta, nello spazio antistante la scuola Ida Castelluccio, avrà luogo una delle prime tappe del nuovo anno.
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