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Ciancimino torna in aula: Dell'utri sostituì mio padre nella trattativa

L'ex senatore Dell'Utri per i suoi presunti contatti con la mafia dopo il 1992 è stato definitivamente assolto

Massimo Ciancimino

PALERMO. Marcello Dell'Utri, quell'uomo che lo stesso Vito Ciancimino definì "geniale", sarebbe stato il successore dell'ex sindaco di Palermo nella trattativa con Cosa nostra. A ribadirlo, questa mattina nell'aula bunker dell'Ucciardone nel processo sulla trattativa Stato-mafia, è stato Massimo Ciancimino, figlio di don Vito qui nella doppia veste di testimone e imputato (è accusato di concorso in associazione mafiosa e calunnia).

Il "problema" è che Dell'Utri, per i suoi presunti contatti con la mafia dopo il 1992 è stato definitivamente assolto.

Per Massimo Ciancimino, secondo quanto apprese da suo padre, invece quei contatti tra Dell'Utri e la mafia - e anche molto stretti - ci furono eccome. La svolta nella trattativa sarebbe arrivata con la cattura di Totò Riina, a gennaio del 1993. E' allora che sarebbero cambiati fini e referenti, mutate le alleanze e si sarebbero consumati i tradimenti. E' allora che i vecchi garanti come don Vito che teneva aperto il dialogo con i carabinieri, sarebbero stati "posati" e sostituiti da un nuovo interlocutore: Dell'Utri, anche lui siciliano, braccio destro di Silvio Berlusconi in Publitalia, tra i fondatori del partito Forza Italia, votato - secondo molti pentiti - dai mafiosi.

Dell'Utri entra in scena tra la fine del 1992 e l'inizio del 1993, secondo Ciancimino jr, dopo la cattura di Riina. Il padrino stragista che aveva voluto gli eccidi di Capaci e via D'Amelio, l'autore dell'irricevibile papello, non aveva intenzione di fermarsi, voleva altri morti. Per questo l'ex sindaco e Bernardo Provenzano, certi che la strategia del sangue avrebbe fatto danni irreparabili, lo "consegnarono" ai carabinieri. "Mio padre . - ha detto Massimo Caincimino nella quinta udienza dedicata al suo esame - quando fu arrestato, sentì di essere stato venduto. Era stato messo da parte perché sarebbe stato sostituito, nel suo ruolo di mediatore tra lo Stato e la mafia, da qualcun altro. Infatti mio padre è morto da carcerato. A sostituire mio padre fu Marcello Dell'Utri".

Come ricorda Ciancimino, "fu Provenzano a 'vendersi' Riina. Mio padre già pressava da tempo, pensava che bisognava smetterla con la strategia stragista. I carabinieri diedero a mio padre le mappe di Palermo e Provenzano indicò il luogo dove era nascosto Riina".

Durante il lungo excursus degli ultimi venticinque anni della sua "vita spericolata", Ciancimino ha anche una novità. "Avevo la mappatura dei cellulari presenti in via D'Amelio il giorno della strage - ha spiegato - poi però l'avvocato Lapis mi disse di distruggerli e purtroppo lo feci".

La lunga deposizione ha attraversato anche le vicende della perquisizione della sua casa all'Addaura nel 2005 - nella quale i carabinieri durante il processo a Mario Mori per favoreggiamento dissero di aver trovato il papello - e il suo viaggio in Egitto nel 2006 consigliato dal fantomatico "signor Franco" o da un intermediario in virtù dell'imminente arresto di Bernardo Provenzano che avrebbe causato "un aggravamento della posizione giudiziaria" di Ciancimino.

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