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Beni sequestrati, i giudici indagati al Csm: accuse false

il pm della Dda Dario Scaletta e l'ex consigliere del Csm Tommaso Virga davanti alla Prima Commissione che ha aperto nei confronti di tutte le toghe sotto inchiesta la procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale

ROMA. Accuse prive di fondamento: hanno respinto con decisione davanti al Csm gli addebiti che la procura di Caltanissetta muove nei loro confronti, due dei cinque magistrati di Palermo coinvolti nell'inchiesta sulla gestione delle misure di prevenzione.

Si tratta del pm della Dda Dario Scaletta e dell'ex consigliere del Csm Tommaso Virga, davanti alla Prima Commissione che ha aperto nei confronti di tutte le toghe sotto inchiesta la procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale.

E' stata la prima volta che Virga ha avuto l'occasione di controbattere alle contestazioni dei pm nisseni e l'ha sfruttata sino in fondo: per quattro ore e mezza, con l'assistenza dal procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena- racconta chi ha assistito all'audizione a porte chiuse - ha difeso la sua correttezza, spiegando di non aver mai prestato alcun tipo di aiuto, quando era al Csm nè dopo, all'ex presidente delle Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto (tra i principali indagati dell'inchiesta di Caltanissetta) e di non aver in alcun modo spinto la collega a nominare suo figlio Walter, avvocato e ricercatore universitario, amministratore giudiziario in una procedura di particolare rilievo.

Tutt'altro: a proporsi per l'incarico sarebbe stato direttamente il figlio, forte del suo curriculum brillante fatto di esperienze di studio e lavoro anche all'estero; lui invece lo avrebbe sconsigliato, anche per i rischi connessi alla gestione di patrimoni sequestrati alla mafia.

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