
Definirlo clima da caccia alle streghe sarebbe eccessivo, ma il rimpallo d’accuse tra le forze di centrodestra, alla ricerca dei franchi tiratori che hanno affossato mezza manovra quater, rischia in queste ore di portare all’apice la tensione nella coalizione di governo, più di quanto non sia accaduto giovedì scorso all’Ars, compromettendo in partenza l’esito della riunione di maggioranza convocata dal presidente della Regione Schifani lunedì prossimo, per serrare i ranghi dopo quella che passerà alla storia dell’assemblea come la «Caporetto dell’alleanza».
Un vertice in cui Giorgio Assenza, capogruppo di Fratelli d’Italia in Sala d’Ercole, promette di presentarsi con un ramoscello d’ulivo in mano, ma non con la bandiera bianca, di fronte a chi punta il dito sui meloniani come unici responsabili.
Perché la matematica, rimarca l’onorevole, non è un’opinione «e a far di conto, considerando che tra i 12 deputati FdI in mattinata 4 non hanno votato», nella fronda dei 17 che hanno bocciato col voto segreto alcune misure dell’esecutivo «i nostri ipotetici franchi tiratori saranno stati al massimo 3, perché è impossibile che gli assessori del partito, il presidente della Commissione Bilancio e dell’Ars abbiano espresso parere contrario. Chi erano, dunque, gli altri 14?». Il dito, oltre che su Fratelli d’Italia, che non hanno ancora digerito le poltrone assegnate di recente ai vertici della sanità, è puntato sugli autonomisti, che da mesi cercano più spazio nei posti di comando, ma anche su alcuni pezzi di Forza Italia in dissidio con la Lega di Sammartino.
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