
La riforma della formazione che il governo ha chiesto all'Ars di votare con urgenza per evitare di perdere cento milioni di fondi del Pnrr sta creando il panico fra gli enti che gestiscono i corsi.
L'assessore Mimmo Turano ha chiesto infatti di votare un testo blindato, senza emendamenti, perché così è stato concordato con Bruxelles. Ma questo testo secondo gli enti cela una «trappola», cioè l'apertura della gestione dei corsi anche a chi è fuori dal sistema tradizionale.
L'allarme viaggia in una lunga nota con cui le associazioni datoriali degli enti di formazione professionale accreditati in Sicilia, Anfop, Assofor O.D, Asef, Cenfop Sicilia, Forma Sicilia, Forma.Re, Iform, Federterziario, assieme all'organizzazione sindacale Ugl Scuola-Formazione, esprimono «ferma contrarietà e profonda preoccupazione per il contenuto del disegno di legge numero 1010 che prevede “Modifiche alla legge regionale 14 dicembre 2019, numero 23. Il testo – proseguono le sigle - pur proclamandosi innovativo e allineato agli obiettivi del Piano nazionale nuove competenze e transizioni, non cita mai gli enti di formazione e non riconosce loro alcun ruolo operativo o istituzionale. Una grave omissione che equivale a cancellare, con un tratto di penna, l’intera architettura del sistema formativo siciliano, costituito da centinaia di enti accreditati che da decenni operano sul territorio, generando occupazione, qualificazione professionale e inclusione sociale».
Secondo le associazioni la riforma «sposta il baricentro della formazione dal piano educativo a quello aziendale, sostituendo progressivamente gli enti accreditati con le imprese, senza garanzie di qualità, trasparenza o controllo pubblico. Lanciamo un appello al presidente Schifani e ci appelliamo alla sua sensibilità affinché possa essere salvaguardato l'intero settore».
Le organizzazioni degli enti ritengono che «questa impostazione sia sbagliata, pericolosa e inaccettabile. La formazione professionale è una funzione pubblica, regolata da leggi, procedure, standard di qualità e sistemi di accreditamento rigorosi. Non può essere affidata direttamente alle imprese, che hanno un ruolo economico e produttivo ma non educativo». Per questo chiedono di fermare tutto e rivedere il testo: operazione che però avrebbe un prezzo, 100 milioni.
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