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Ars, primo via libera alla riforma della dirigenza: nuove regole per i concorsi

L’aula affronterà il testo a metà ottobre dopo la manovra quater: una volta approvata la riforma potranno essere bandite le selezioni per oltre cento posti

La riforma della dirigenza regionale ha avuto il primo via libera in commissione Affari Istituzionali all'Ars. Ed è pronta per l'esame dell'aula che avverrà prevedibilmente a metà ottobre dopo il varo della manovra quater. Una volta approvata, cambierà di molto la mappa del potere burocratico.

La novità più importante – contenuta nel testo base presentato dal governo Schifani un anno fa – è l'introduzione della fascia unica, superando quindi l'attuale sistema che ne prevede tre. «Questo cambiamento – sottolinea Ignazio Abbate, presidente della commissione – mira a razionalizzare la struttura amministrativa, superando la frammentazione e semplificando i percorsi di carriera. Sarà poi compito della giunta articolare questo ruolo unico in aree di competenza, definendo in modo chiaro i settori di responsabilità. L'accesso alla qualifica dirigenziale avverrà esclusivamente per concorso pubblico».

L'organizzazione dei concorsi è la seconda novità del testo approvato in commissione. La norma principale indica che per partecipare i candidati dovranno essere in possesso di una laurea specialistica o magistrale oppure di un master di II livello o di un dottorato o ancora di un diploma di specializzazione in materie legate allo studio e al funzionamento della pubblica amministrazione.

Inoltre bisognerà possedere un'esperienza di almeno cinque anni nell'area immediatamente inferiore a quella dirigenziale per i dipendenti di ruolo delle pubbliche amministrazioni (si riducono a tre anni in caso di dottorato o master di secondo livello). Altro requisito per l'accesso al concorso è la cosiddetta esperienza esterna: almeno due anni di funzioni dirigenziali in enti o strutture pubbliche non strettamente comprese nel perimetro della pubblica amministrazione oppure cinque anni di incarichi dirigenziali in amministrazioni pubbliche o enti locali.

«Infine – ha aggiunto Abbate – oltre al concorso tradizionale, la riforma introduce la possibilità di accesso alla dirigenza tramite corso-concorso selettivo di formazione. Questa modalità è aperta a laureati e dipendenti pubblici con almeno cinque anni di servizio in posizioni che richiedono la laurea. Il percorso prevede una fase di formazione intensiva, della durata massima di un anno, che culminerà con un esame finale. L'obiettivo è formare una nuova generazione di dirigenti, preparati non solo sul piano teorico ma anche pratico, grazie a un periodo di applicazione all'interno dell'amministrazione regionale».

Per bilanciare la necessità di nuove competenze con la valorizzazione del personale già in servizio, la riforma prevede delle quote di riserva nei concorsi. Funzionerà così. Quota interna: una riserva non superiore al 30 per cento dei posti è destinata al personale regionale con almeno cinque anni di servizio nell'area inferiore a quella dirigenziale. Quota per incarichi specifici: un'ulteriore quota, non superiore al 15 per cento, è riservata a chi ha già ricoperto incarichi dirigenziali a tempo determinato. Il restante 50 per cento dei posti disponibili è interamente assegnata a esterni.

Il presidente Schifani ha sempre detto che attende il varo di questa riforma all'Ars per bandire i primi concorsi nella dirigenza. Secondo l'ultimo piano, sono già disponibili oltre un centinaio di posti.

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