
C'è voluto un anno. Ieri l’Ars ha approvato la legge che permette di sostenere i minorenni e le madri che proveranno ad allontanarsi, anche fisicamente, da contesti mafiosi. Si chiama, non a caso, Liberi di scegliere. E il Parlamento ha dato un segnale politico, votandola all'unanimità.
È una legge ispirata dall’esperienza professionale del presidente del tribunale per i minori di Catania, Roberto Di Bella, al lavoro in passato anche in Calabria. Tutto ciò è finito in un protocollo firmato dai governi nazionale e regionale e sostenuto dal gruppo Ses, guidato da Lino Morgante, che pubblica il Giornale di Sicilia e la Gazzetta del Sud. Alla Ses è arrivato infatti il ringraziamento del presidente dell’Assemblea Gaetano Galvagno «per l’impegno profuso».
La legge introduce un principio semplice quanto faticoso da perseguire: creare le condizioni per cui i giovani che nascono in contesti mafiosi possano scegliere una strada diversa rispetto a quella offerta dalla criminalità. E con loro anche le madri. «È un momento molto importante - ha commentato Di Bella -. In Sicilia si è creata la mafia e qui, adesso, si stanno producendo anche gli anticorpi».
Il testo prevede innanzitutto sostegni economici (ma non solo) per i minorenni e le loro madri. Punta pure a creare una rete di assistenza che passa dalle associazioni sul territorio, dai Tribunali per i minori e da équipe multidisciplinari che saranno creato in tutte le Asp e che vedranno in prima linea psicologi e assistenti sociali. Verranno finanziati centri di aggregazione culturale e ci saranno fondi per i giovani e le loro madri che vorranno o dovranno allontanarsi anche geograficamente dal contesto mafioso in cui sono nati. Un emendamento del presidente della commissione Antimafia, Antonello Cracolici, punta a contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico introducendo anche sanzioni per le famiglie che lo tollerano.
La norma è una di quelle che il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, aveva inserito fra le priorità di questo 2025. Facendo stanziare al Parlamento due milioni, fra fondi regionali ed europei. Per Galvagno «il Parlamento siciliano oggi ha scritto una pagina importante dimostrando, in questa occasione così come con la legge contro il crack, che si possono fare provvedimenti giusti e misure in favore dei soggetti a rischio come quei ragazzi provenienti da famiglie legate alla criminalità organizzata che, altrimenti, avrebbero avuto un destino già segnato».
«La legge - ha spiegato Giuseppe Lombardo di Grande Sicilia - crea una rete istituzionale integrata, che coinvolge prefetture, autorità giudiziaria minorile e ordinaria, forze dell’ordine, servizi sociali dei comuni e delle Asp e istituzioni scolastiche». E non a caso l’assessore all’Istruzione, Mimmo Turano, ha aggiunto che «la legge permette di contrastare la povertà educativa, la dispersione scolastica, la devianza minorile, coinvolgendo scuole e centri di aggregazione e promuovendo la cultura della legalità».
Oltre al Pd, che con Cracolici in commissione Antimafia ha lavorato al testo, anche i 5 Stelle hanno sostenuto il percorso che ha portato al voto di ieri. E ora Roberta Schillaci e Carlo Gilistro annunciano un monitoraggio sulla attuazione del provvedimento: «Vogliamo che questa nuova legge non abbia la stessa sorte delle norme sul contrasto alle tossicodipendenze che, ad oggi, non trovano applicazione per il mancato varo dei decreti attuativi da parte del governo regionale».

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