
All’indomani dell’anniversario per la strage di Capaci, l’Associazione nazionale magistrati ribadisce il proprio «dissenso assoluto» verso la riforma della giustizia del ministro Carlo Nordio, bollandola come «sgangherata»: parole che il presidente Cesare Parodi pronuncia nel corso del Comitato direttivo centrale, riunito nella Corte d’appello a Palermo. Nessun passo indietro dunque, anzi. L’Anm rimarca le proprie posizioni di netta contrarietà e avverte il governo che continuerà a opporsi senza indugi. «Siamo qui non solo a celebrare Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Francesca Morvillo ma anche a ricordare che il loro impegno ha consentito di preservare questo modello costituzionale che noi stiamo cercando di difendere», sottolinea il segretario generale dell’Anm Rocco Maruotti.
«Abbiamo incontrato il ministro della Giustizia dal quale abbiamo avuto risposte in larghissima misura non soddisfacenti, ma non penso affatto che la visita al ministero sia stata inutile», premette Parodi. Tuttavia «continuiamo a chiedere e a fare legittime pressioni, a formulare richieste specifiche, non possiamo smettere di chiedere quello che è nostro dovere chiedere e che il ministero dovrebbe accordarci».
«Le motivazioni del dissenso verso questa riforma che non giova assolutamente all’efficienza della giustizia», prosegue Parodi, «sono state ulteriormente rappresentate alla presidente del Consiglio, al ministro e poi a tutti i gruppi parlamentari, compresi quelli della maggioranza». «Le posizioni sulla riforma sono diametralmente opposte», avverte il numero uno dell’Anm che critica il governo Meloni perché «ha preso un impegno con i suoi elettori, che vuole quindi portare fino in fondo, senza nemmeno aprirsi non dico all’Associazione, ma neanche al dibattito del parlamentare».
Sulle «modifiche dell’ordinamento giudiziario che prevede come illecito disciplinare anche quello di parlare di tematiche legate alla giustizia, come possono essere i temi referendari», Parodi lancia la sua sfida: «Spero di no, ma se dovesse accadere qualcosa che viene a limitare la nostra possibilità come cittadini di manifestare la nostra opinione, io quel giorno stesso chiederò di fare un’intervista e rilascerò una dichiarazione sui temi che vengono vietati legati al referendum e il giorno stesso mi autodenuncerò al Csm, se questa è la strada».
Perché «la magistratura associata in questo momento non fa una opposizione politica ideologica, ma difende dei principi: se anche difendere questi principi, in termini assolutamente neutri e solamente legati a una difesa di valori, verrà indicato con un comportamento disciplinarmente rilevante, benissimo sono il primo a porre in essere un un illecito disciplinare non c’è dubbio», sottolinea il numero uno dell’Anm. E anche «l’errore giudiziario» di cui si parla «perché è un concetto molto semplice da comunicare al cittadino medio», per Parodi «è molto discutibile, perché è un concetto indeterminato, l’errore può essere totalmente incolpevole».
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