La Corte dei Conti ha avviato una ispezione sulla diga Trinità, simbolo degli sprechi d’acqua (ma anche di soldi) scoperti durante la crisi idrica. Un atto che imprime una accelerazione all’indagine sulla gestione dell’emergenza da parte della Regione. Ma il presidente Renato Schifani ha scritto ai magistrati che a suo avviso la procedura non sarebbe corretta e che la sezione di Controllo starebbe andando al di là dei propri poteri. Per questo poi ha invocato una chiusura dell’inchiesta. Il clima era già tesissimo da un mese, da quando i magistrati contabili hanno contestato alla Regione ritardi e sprechi legati al piano di costruzione di nuovi reparti di terapia intensiva e pronto soccorso. Poi Schifani ha fatto approvare in giunta una delibera che avvia la richiesta allo Stato di attuare un articolo dello Statuto (finora rimasto lettera morta) che impone il gradimento della Regione sulle nomine dei magistrati contabili. Schifani ha rivelato, con disappunto, l’esistenza di una indagine della sezione di Controllo, guidata da Salvatore Pilato, anche sulla gestione dell’emergenza idrica e sulle cause che l’hanno determinata. Una attività iniziata a luglio e che ieri ha avuto un passaggio chiave. I magistrati contabili hanno condotto un sopralluogo sulla diga Trinità: l’impianto nel Trapanese dal quale quest’inverno sono stati riversati in mare milioni di metri cubi d’acqua perché l’assessorato all’Acqua non ha fatto i lavori di consolidamento della struttura malgrado i solleciti del ministero delle Infrastrutture. Schifani ha risposto martedì alla notifica della Corte dei Conti sul sopralluogo segnalando che «la legge istituisce una forma di controllo successiva che in questo caso non sembra riferibile a una gestione ancora in corso, peraltro emergenziale». Il presidente ha rilevato l’irritualità di un accesso sui luoghi e che la Corte non aveva comunque inserito questa attività nei controlli che deve programmare ogni anno e dei quali informa la Regione. E ciò, secondo Schifani, «viola il principio di leale collaborazione». Anche perché, è un’altra contestazione del presidente, non sarebbe stato assicurato il contraddittorio, che la Regione avrebbe attuato nominando un legale. Sono premesse che servono al presidente per chiedere «la chiusura dell’istruttoria e l’archiviazione del procedimento di controllo». Il sopralluogo si è fatto ugualmente e a guidare il pool di magistrati c’era proprio Pilato. La Regione ha inviato il capo della Protezione Civile, Salvo Cocina e l’Avvocato generale Giovanni Bologna. Che hanno mostrato ai magistrati come è stato superato il problema che ha determinato lo sversamento in mare dell’acqua qualche mese fa. La Corte ha chiesto parecchi dettagli sul problema dei limiti al riempimento di questo e altri invasi. E sarà questa un’altra puntata dell’inchiesta.