
Il giorno dopo le elezioni provinciali non si parla di politica. Il sindaco raduna i capigruppo della maggioranza per serrare le fila attorno a quattro atti urgenti che attendono in coda, uno dietro l'altro, in Consiglio comunale. E per una giornata vengono messi da parte interessi di bottega e rivendicazioni, regolamenti di conti e strategie. Probabilmente ci si poteva pensare un po' prima anziché – ora – fare la maratona.
«Non possiamo fallire questo appuntamento» ha sostanzialmente detto ai suoi Roberto Lagalla, «per prima cosa bisogna pensare al bene della città». E tutti si sono trovati perfettamente d'accordo con i desiderata del primo cittadino.
Ieri, comunque, s'è persa una occasione. Il Consiglio comunale è durato lo spazio di poche decine di minuti, giusto il tempo affinché l'opposizione rivendicasse attenzione per i fatti di Monreale: la mattanza con tre giovani assassinati da coetanei, presumibilmente tutti provenienti dallo Zen. Poi, tutti a casa. In realtà una giornata che si poteva utilizzare in maniera più produttiva. Sempre più spesso una seduta sembra quasi dovere garantire i gettoni di presenza dei consiglieri, piuttosto che affrontare i problemi della città e licenziare gli atti amministrativi.
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