
È come friggere il pesce senza olio, direbbero gli antichi, solo che in questo caso la cucina non sforna pietanze ma servizi per i cittadini e se manca l’elemento principale per cuocere, le ricadute sono pesanti, dalla riscossione dei tributi alla realizzazione di progetti, dalla messa a terra del Pnrr fino al mantenimento dell’ordine in città.
Ma forse è meglio uscire dalla metafora e far parlare i numeri: nel periodo 2010-2023 il personale assunto a tempo indeterminato nelle amministrazioni comunali siciliane è passato da 57.697 a 36.828 unità, registrando una perdita del 36,2%, di dieci punti superiore (al ribasso) rispetto alla media nazionale, pari a -25,7%.
L’Sos arriva dall’Anci Sicilia, l’associazione dei Comuni, sulla base dell’ultimo report in materia pubblicato dall’Ifel, l’Istituto per la finanza e l’economia locale, con più di un’allerta sulla penuria di dipendenti nei municipi dell’Isola.
Qualche altro esempio? Solo 2023 le cessazioni sono state 1.978 di cui 1.411 per pensionamento, mentre dopo il picco del 2019, quando furono contrattualizzate 8.507 persone, il numero dei lavoratori fuoriusciti è sempre stato maggiore a quello degli assunti. Così, nei prossimi sette anni, i comuni siciliani perderanno oltre 11.800 impiegati a tempo indeterminato per pensionamento e altri 3.700 per altre cause, come ad esempio le dimissioni volontarie.
Questo significa che, in totale, usciranno dal sistema oltre 15.500 unità, pari ad un’ulteriore riduzione del 42% del personale attualmente in servizio: una contrazione che non potrà essere compensata da nuove assunzioni.
L'articolo completo oggi sul Giornale di Sicilia e nell'edizione digitale.

Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.

Caricamento commenti
Commenta la notizia