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«Tesoretto» da 964 milioni, scatta la rivolta dei sindaci siciliani

I soldi sono nelle casse dei Comuni ma non possono essere usati per le regole di bilancio in vigore. Il presidente dell’Anci Amenta: «Ora sono a rischio i servizi»

La posta in palio è altissima. Vale almeno 964 milioni. Somme che i sindaci hanno già in cassa ma che non possono essere utilizzate per le regole di bilancio in vigore. Serve un via libera politico oppure una manovra correttiva che aumenti gli stanziamenti a favore dei Comuni. A questo punta la rivolta organizzata dall’Anci, che culminerà il 16 maggio con una assemblea generale a Palermo.

Alla mobilitazione i vertici dell’associazione dei sindaci lavoravano da settimane. Ma ieri c’è stata una accelerazione dopo la notizia diffusa dalla Regione del commissariamento di 179 Comuni per la mancata approvazione dei bilanci (di cui leggete sotto).

L’osservatorio dell’Anci fotografa una realtà perfino peggiore di quella che emerge dai decreti della Regione: «In realtà i Comuni che hanno approvato i bilanci sono soltanto 153 su 391. Dunque ce ne sono 238 non in regola - è l’analisi del presidente dell’Anci, Paolo Amenta - ma questo è un dato che illustra solo in parte l’emergenza che stanno vivendo gli enti locali. La metà dei Comuni non ha approvato neppure il consuntivo del 2023. E si pensi che il termine per approvare il consuntivo 2024 scadono fra pochi giorni... La situazione è disperata. Non ci sono risorse per chiudere i bilanci in pareggio e assicurare i servizi».

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