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La Sicilia e l'industria delle armi, c'è un'ipotesi pure per Termini Imerese

Dalla destinazione dei fondi europei per la difesa alla riconversione delle aree industriali. Si anima il dibattito sulla produzione di armi e di veicoli militari

Carri armati in azione

Di concreto al momento non c'è nulla ma, in breve tempo, la Sicilia potrebbe diventare una regione strategica nella produzione di armi o, comunque, a servizio delle industrie della difesa. Nelle ultime ore diverse le ipotesi che a livello nazionale hanno tenuto banco, come la riconversione di fabbriche in crisi o di aree industriali. E proprio l'area di Termini Imerese potrebbe essere destinata alla produzione di autoveicoli militari. Un aspetto che emerge dalle dichiarazioni rilasciate del Movimento Cinque Stelle che contesta l'utilizzo dei fondi europei per la difesa.

L'investimento nella difesa

Ad accendere ancora di più i riflettori su questo tema è stato ieri, venerdì 21 marzo, il presidente della commissione Difesa della Camera Nino Minardo, che con le sue dichiarazioni sembra avere tracciato in qualche modo una direzione. «I fondi coesione devono essere impiegati per ridurre le disparità economiche tra le regioni italiane ma ciò non toglie che serva uno sforzo per creare le condizioni per un possibile sviluppo in Sicilia di un ecosistema adatto alle industrie della Difesa», ha detto Minardo.

«L'industria della difesa in Italia - ha spiegato Minardo - vive un momento di forte espansione e rappresenta un settore strategico per l’economia, l’innovazione e l’occupazione  qualificata. Non si tratta banalmente di produrre armi in Sicilia ma di creare le condizioni adatte per consentire alle industrie di questo comparto di investire in Sicilia al fine di incidere sul territorio con ricadute occupazionali e la promozione dell’innovazione tecnologica e le relazioni con il mondo dell’Università e della Ricerca».

Minardo ha ricordato che «alcune grandi industria del comparto Difesa come Leonardo e Fincantieri lavorano già in Sicilia ma serve sviluppare una strategia per consentire di fare di più, di dare
più spazio alla cyber sicurezza e alla cyber defence e di beneficiare degli sviluppi dual-use delle nuove tecnologie».

Fitto e i fondi Ue

Giovedì 20 marzo, sul tema della spesa dei fondi Ue e della destinazione di queste somme per la difesa era intervenuto proprio a Palermo Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, a margine del convegno «Crescere in Europa - Opportunità per lo sviluppo». «La possibilità di utilizzare le risorse della politica di coesione per la difesa, già presente nella lettera che la Presidente von der Leyen ha scritto prima del precedente Consiglio europeo agli Stati membri, è collegata esclusivamente alla volontarietà degli Stati membri. Vale a dire se un governo richiede di utilizzarle lo può fare questo dal punto di vista dell’immediatezza - ha spiegato Fitto -. In ogni caso la scelta è rimessa alla valutazione degli Stati membri e quindi ogni Governo deciderà se utilizzarlo o meno. Anche perché, come è evidente, ci sono delle diverse valutazioni. La valutazione che fanno i Paesi del nord-est Europa non è la stessa valutazione che fanno magari i Paesi del sud Europa».

La replica del M5S

Su questo punto è intervenuto il Movimento Cinque Stelle.  «I fondi strutturali europei destinati alla Sicilia rappresentano un’opportunità fondamentale per lo sviluppo economico e sociale della nostra regione. È inaccettabile che queste risorse, pensate per migliorare la qualità della vita dei cittadini siciliani, possano essere dirottate verso spese militari o progetti non direttamente connessi alla crescita del territorio». Lo affermano gli esponenti del M5S Luigi Sunseri e Ketty Damante. «Chiediamo con fermezza - dicono - che il governo regionale e quello nazionale si impegnino affinché le risorse europee siano impiegate in modo efficace e trasparente, con un piano strategico chiaro per il rilancio della nostra terra. La Sicilia non può permettersi di perdere questa occasione storica per garantire un futuro migliore ai suoi cittadini». «Ogni euro destinato alla nostra regione - afferma Sunseri - deve servire a contrastare la disoccupazione, colmare il divario infrastrutturale con il resto del Paese e dell’Europa, migliorare il sistema idrico ed energetico e sostenere il rilancio delle aree interne».

«Il vicepresidente europeo Raffaele Fitto - aggiunge Damante - corre in soccorso di Schifani, ma la spesa dei fondi europei è ferma al palo. A fronte di una disponibilità di 7,3 miliardi, sono stati spesi solo 181 milioni. Un dato che dimostra tutta l'incapacità della giunta Schifani di far fronte alle necessità dell’isola. Se da un lato il governo nazionale afferma che non saranno toccati i fondi della politica di coesione per il riarmo europeo, veniamo a sapere dall’incontro pubblico che si è tenuto ieri tra Fitto e Schifani che il sito di Termini Imerese diventerebbe un sito di produzione di autoveicoli militari, mentre restano ancora fumose le intenzioni sull'impiego di risorse 2021-2027 per le vere criticità dell’isola, come emergenza idrica, dissesto idrogeologico ed energia».

Fratoianni e la riconversione industriale

«È una gigantesca trappola, da cui bisogna tenersi molto lontani. È una scorciatoia sbagliata sul piano politico generale, in primis perché noi dobbiamo dire no alla corsa al riarmo. Pensare poi di risolvere elementi di crisi che riguardano il ritardo delle politiche industriali, in questi anni sconosciute in particolare in questo paese, attraverso la ricoversione bellica e l’economia di guerra è un’illusione e un errore». Così il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, a Torino ieri per la manifestazione organizzata da The Left davanti gli stabilimenti Stellantis, a proposito della proposta di riconvertire le fabbriche in crisi per la produzione di armi. Per quanto riguarda la crisi dell’automotive Fratoianni ha parlato di due responsabilità. «La prima è dell’azienda, che in questi anni ha distribuito un sacco di utile in dividendi, ma investito nulla. Un’altra responsabilità riguarda invece il Governo. La nostra proposta è di mettere a disposizione a livello europeo una somma  importante che accompagni la transizione ecologica. Oggi è ancora più urgente pensando che l'Europa vorrebbe mettere centinaia di miliardi per comprare nuove armi», ha concluso Fratoianni

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