
Semplificazione amministrativa, valutazioni di performance, progressioni di carriera e merito dei dipendenti pubblici. Si dice soddisfatto perché con le ultime due leggi di bilancio il governo ha stanziato 20 miliardi per il rinnovo dei contratti, dispiaciuto per il no di alcuni sindacati sul comparto sanità ed enti locali, ricordando la necessità di rispettare i vincoli di bilancio. Il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, oggi sarà a Palermo per la 17esima tappa di «Facciamo semplice l’Italia - PArola ai territori».
Genovese di nascita, con un piglio manageriale, incontrerà il presidente della Regione, Renato Schifani, il sindaco, Roberto Lagalla, i deputati eletti in Sicilia e i rappresentanti delle categorie.
Per fare semplice l’Italia avete iniziato con l’ascolto dei territori. E gli utenti?
«La semplificazione la facciamo anche grazie al contributo di cittadini e imprese. Il Pnrr ci affida l’obiettivo di semplificare 600 procedure amministrative entro giugno 2026 e lo stiamo facendo ascoltando gli utenti. Il dipartimento della Funzione pubblica ha lanciato una consultazione pubblica “La tua voce conta” con l’obiettivo di raccogliere segnalazioni e suggerimenti per rendere i servizi sempre più efficienti».
Ritardi, inerzia e paralisi. Quali sono i settori maggiormente colpiti?
«Sono tantissimi. Le imprese lamentano una ridondanza di normative e di interventi: sui controlli, ad esempio, più uffici delle pubbliche amministrazioni chiedono spesso gli stessi documenti. Per questo un decreto legislativo, già operativo, prevede un fascicolo di impresa grazie al quale questo sarà evitato. Poi i sistemi premianti: se un’impresa supera il controllo, l’anno successivo non verrà sottoposta alla stessa attività ispettiva. A livello locale, con Poste italiane, abbiamo avviato “Polis”: negli uffici postali dei Comuni sotto i 15 mila abitanti ci sarà un totem, simile a quello dei bancomat, dove attraverso lo Spid si potranno chiedere documenti come lo stato civile, i certificati anagrafici, passaporto, patente: senza bisogno di andare al Comune, fare la coda o prenotare».
Entro il 2032 circa un milione di dipendenti pubblici andranno in pensione. Quanti ne verranno sostituiti nei prossimi sette anni?
«Le procedure concorsuali oggi durano 4 mesi, nel 2020 il tempo medio era più di 2 anni. Siamo riusciti così a inserire 350 mila persone. Nei prossimi anni i ritmi saranno analoghi a quelli del 2023 e 2024. Prevediamo almeno 150 mila ingressi all’anno».
Prima il posto fisso era una delle massime aspirazioni ma in Sicilia, negli ultimi concorsi, in molti hanno rinunciato. Specie i giovani.
«La PA si sta attrezzando per essere sempre più attrattiva. E vicina alle attese di cittadini e imprese. La stabilità del posto di lavoro è un valore per programmare la propria vita, ma i giovani chiedono anche altro: crescere, progredire nella carriera e migliorare la propria condizione economica, in un corretto equilibrio tra sfera personale e professionale. Stiamo lavorando su questo fronte, prevedendo moltissima formazione. Quando sono arrivato al dicastero il tempo medio era di appena 6 ore all’anno. Grazie alle iniziative del dipartimento della Funzione pubblica e al portale Syllabus in due anni 400 mila dipendenti hanno avviato corsi di formazione. Le 6 ore all’anno sono diventate 24, con l’obiettivo che si arrivi almeno a 40».
Nei prossimi giorni lei in Consiglio dei ministri presenterà il disegno di legge sul merito. Cosa prevede?
«Introduce novità sul sistema di valutazione e sulle performance. La stessa Corte dei Conti nel 2022 ha verificato che il 98 per cento dei dipendenti pubblici è stata valutata come eccellente. C’è sicuramente un’incoerenza tra come ci valutiamo e come ci percepiscono i cittadini. Introdurremo una valutazione per obiettivi, che terrà conto non solo della performance ma anche dei comportamenti organizzativi, ovvero le soft skills. Inoltre, all’attuale progressione tramite concorsi affiancheremo un sistema che renderà il dirigente responsabile della crescita: potrà proporre un suo collaboratore per uno scatto di carriera e seguirà un periodo di osservazione, per verificare e confermare la correttezza della scelta».
Contratti degli statali. Perché nel comparto sanità si è interrotta la trattativa per il rinnovo?
«La Cgil, la Uil e un sindacato autonomo hanno dichiarato la loro indisponibilità a firmare, motivandola con l’esiguità delle risorse messe a disposizione».
Landini sostiene che gli adeguamenti salariali per i dipendenti pubblici non sono stati parametrati all’inflazione.
«È una posizione di tipo politico che non condivido, perché questo governo nelle due leggi di bilancio 2022-2023 ha messo 20 miliardi di euro. L’incremento sarebbe stato del 6 per cento per il 2022-2024 e del 7 per il 2025-2027. Se avessimo dovuto parametrarli all’inflazione, sarebbero stati necessari 32 miliardi, un’intera e corposa manovra di bilancio. Mi pare impensabile in un’epoca in cui abbiamo bisogno di dare risposte alle fasce deboli e alle imprese».
A proposito di sanità, in Sicilia soprattutto nei pronto soccorso ci sono aggressioni sempre più frequenti. Come pensate di intervenire?
«Per il personale dei pronto soccorso la proposta governativa per il rinnovo del contratto sanità 2022-2024 prevedeva un incremento di 520 euro al mese. Inoltre, avevamo previsto una serie di iniziative per dare risposte efficaci a questi disagi, come il patrocinio legale gratuito per le vittime di aggressioni e l’assistenza psicologica».
Ministro, bisogna riconoscere però che sono ancora bassi gli stipendi degli insegnanti.
«C’è stato un primo incontro per il rinnovo del contratto dell’istruzione e proporremo degli incrementi importanti. Se ci confrontiamo con il resto d’Europa, i nostri salari accusano un ritardo figlio di una stagione lunghissima in cui si è accumulato. Stiamo cercando di recuperare, ma la coperta è corta. Dobbiamo rispettare i parametri del Patto di Stabilità e tenere in ordine i conti dello Stato con un debito pubblico ancora altissimo».

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