«Non c’era la volontà politica di assegnare i contributi solo tramite bando»: Gaetano Galvagno, presidente dell’Ars, spiega così la decisione di aver mantenuto in vita il sistema dei fondi a pioggia, rinunciando a percorrere la via della gara pubblica. «Ma aver previsto una serie di finanziamenti attraverso i Comuni permette di evitare che vadano direttamente alle associazioni e di essere certi che a beneficiarne alla fine siano i cittadini», è la sintesi che lo scranno più alto di Sala d’Ercole, espressione di FdI, consegna nelle ore immediatamente successive al varo della manovra.
Presidente, la Finanziaria è stata varata nei tempi previsti, evitando l’esercizio provvisorio. Però accanto a misure di grande impatto c’è di nuovo una valanga di contributi a pioggia. Come giudica la manovra?
«Io sono soddisfatto. Felice di aver centrato un obiettivo importante. È vero che questa dovrebbe essere la normalità, ma in passato non si rispettavano questi tempi. Certo, si può fare di più e meglio. E probabilmente d’ora in poi dobbiamo migliorare sotto il profilo qualitativo delle leggi approvate».
C’era proprio bisogno dei fondi a pioggia, senza bando?
«Non sono andati direttamente alle associazioni».
Però è evidente che facendoli arrivare ai Comuni si crea solo un meccanismo di intermediazione. Saranno i sindaci a veicolare i fondi, sempre senza bando.
«Molti dei contributi di cui stiamo parlando sono destinati a opere urbanistiche, alla rigenerazione del territorio, al recupero di chiese ed edifici pericolanti, alla creazione di impianti e strade. Sono tutte cose utili di cui beneficeranno i cittadini. Il fatto che la spesa sia materialmente fatta dai Comuni fa sì che la responsabilità delle scelte sia comunque di un amministratore pubblico».
Lei però aveva detto che avreste cercato un criterio più equo, anche se aveva premesso che sarebbe stato difficile che fosse anche uguale per tutti.
«E continuo a pensarlo. Infatti a gennaio dovrà essere affrontato il problema di trovare un criterio definitivo ed equo di assegnazione delle risorse. Lo faremo in una legge che conterrà anche altre misure rimaste fuori da questa Finanziaria».
C’era un appello di 103 enti a mettere le somme che avete usato per i contributi in un capitolo che finanzia il Furs, cioè il fondo che assegna risorse tramite un bando pubblico evitando di creare figli e figliastri. Non si poteva fare così?
«Non c’era la volontà politica. Però quest’anno c’erano tante risorse e questo ha permesso comunque un’ampia condivisione delle scelte».
Quindi anche l’opposizione era d’accordo su questo modo di procedere?
«L’opposizione è entrata nel dibattito in modo responsabile. E non è stata una questione di budget».
Qual è il bilancio politico di questa maratona legislativa all’Ars?
«Ancora una volta c’è stata una grande intesa con il presidente Schifani. Al di là di inesistenti polemiche, il rapporto fra noi è forte».
Sta smentendo chi la vede come un candidato alla successione di Schifani a Palazzo d’Orleans?
«Lo dico in modo chiaro, io non sono candidato alla presidenza della Regione. A parte il fatto che non sono io a decidere, mi auguro che Schifani completi la sua azione e quindi possa svolgere il secondo mandato. Il nostro rapporto è solido, non c’è alcuna polemica. Per quanto mi riguarda, se il mio partito sarà d’accordo e se avrò il consenso del prossimo Parlamento, mi farebbe piacere restare alla presidenza dell’Ars».
Come giudica i primi due anni del governo Schifani?
«Il bilancio è assolutamente positivo. Ora, approvata la Finanziaria, si può pensare a un piano delle acque che abbia una visione strategica e crei una organizzazione che si basi su scelte e valutazioni definitive per metterci alle spalle l’emergenza».
E all’Ars, quale calendario ha in mente?
«Come dicevo poco fa, fra gennaio e febbraio lavoreremo al Collegato alla Finanziaria che conterrà anche le misure per le Zes. Io poi spingo per approvare la legge denominata Liberi di scegliere che offre opportunità di lavoro e di inserimento sociale ai figli di chi è detenuto o ha comunque avuto guai giudiziari. È una legge che ha un consenso trasversale. Poi penso non sia più rinviabile la riforma dei consorzi di bonifica».
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