Non dire gatto se non l’hai nel sacco. Sulla riconferma di Marco Betta alla sovrintendenza del Teatro Massimo di Palermo soffia aria di tempesta. E in vista di domani (18 novembre), giornata in cui il comitato di indirizzo dovrà fornire al ministero della Cultura indicazioni sulla nomina, ri-spunta in corsa il nome di Ester Bonafede, leghista dal lungo curriculum politico, in cui c’è anche la gestione di enti culturali (è stata soprintendente alla Foss, alla fondazione Taormina Arte, assessore regionale...). Infatti, all’indirizzo del direttore esecutivo, Ettore Artioli, entro i termini, cioè l’altro ieri, è arrivato non solo il curriculum di Betta, ma anche quello (ipotesi che sembrava ormai tramontata) della Bonafede, presentata direttamente dal consigliere ministeriale. Segno che la partita non è chiusa, come si voleva fare credere. Uno sgambetto in piena regola al sindaco, Roberto Lagalla, visto che alla vigilia il percorso sembrava del tutto liscio. Ma non è stato così.
Il primo cittadino, che ieri era chiuso in conclave a Villa Niscemi con tutti gli assessori, per fare il punto di metà mandato delle cose fatte e quelle da fare, non l’ha presa bene. Le certezze sul suo pupillo da collocare in piazza Verdi non sono più granitiche. I suoi compagni di cordata, del resto, non sono mai stati molto contenti di questa impuntatura. Avrebbero voluto, invece, cambiare con un nome d’area. Ma l’intesa di Lagalla col presidente Schifani pareva raggiunta col via libera concomitante a Vito Riggio sulla poltrone di Ad in Gesap, la società che gestisce l’aeroporto. Tutto rimesso in discussione? In uno scatto d’ira Lagalla al suo vice, il meloniano Gianpiero Cannella, che è anche segretario regionale del partito, avrebbe anche annunciato l’azzeramento della giunta in caso di naufragio della candidatura di Betta.
Per la querelle sul Massimo si sarebbe mosso direttamente il segretario della Lega, Matteo Salvini. Il quale avrebbe chiamato anche Palazzo d’Orleans, chiedendo il perché del mancato sostegno a una professionista di area centrodestra come la Bonafede. La risposta è stata che la scelta, alla fine, era nelle mani del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e che ovviamente non ci potevano essere preclusioni. Il ministro, a quel punto, ha chiesto al suo componente nel consiglio di indirizzo del teatro di presentare anche l’altro curriculum per non dare adito a equivoci: come dire, decidete voi e non mi mettete in mezzo. E le acque si sono mosse. Molto mosse.
C’è tempo fino a oggi per tentare di trovare la quadra di un puzzle complesso. Anche perché se si arriva alla riunione di domani in ordine sparso, il sindaco sul nome del sovrintendente uscente rischia di raggranellare due voti su cinque, il suo e quello del consigliere di sua nomina, l’avvocato Federico Ferina. E se si va allo scontro, in una logica di coalizione, a quel punto anche il presidente Schifani e Fratelli d’Italia non potrebbero che fare votare il candidato della Lega, attraverso i consiglieri Daniele Anselmo (nomina ministeriale), Marcella Cannariato (Regione) e Gaspare Borsellino (quota Regione-Comune). Nel frattempo in ambienti dello spettacolo si è aperto un dibattito su alcuni dati apparsi nell'area Trasparenza del teatro Massimo. Non è passato inosservato che Betta dal 2022 ad oggi ha dato ogni anno circa 45 incarichi esterni di consulenza per un importo annuo molto consistente, nonostante il teatro abbia circa 400 dipendenti. Il nome del compositore è da troppo tempo esposto alle intemperie della politica e agli attacchi che rischiano di farsi più numerosi se la partita non si chiude subito. In serata era emersa la possibilità di rinviare la seduta di domani del consiglio di indirizzo per la scelta. Un modo per prendere tempo e rimettere in moto i pontieri. In serata, infatti, due personaggi di peso di Fratelli d’Italia (Carolina Varchi e Giuseppe Milazzo) hanno varcato i cancelli di Villa Niscemi. Chiamati dal sindaco per cercare di raddrizzare una partita storta.
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