Palermo

Giovedì 21 Novembre 2024

In Sicilia la sanatoria della discordia sulle coste: nuova norma all’esame dell’aula apre al condono sulle spiagge

Sanare le case costruite nei 150 metri dalla battigia, a patto che siano state sequestrate ai mafiosi. Si apre un’altra maglia all’Ars sulla norma che abbatterebbe per la prima volta uno dei cardini della legge che nel 1976 ha introdotto i vincoli urbanistici, cioè il divieto di realizzare e condonare immobili sulle coste. In aula ieri è arrivata la legge sull’urbanistica. Una norma che detta nuove regole per la redazione dei piani regolatori e dalla quale era già stato stralciato l’articolo che Fratelli d’Italia aveva fatto approvare in commissione per riaprire il condono del 1985 e sanare 200 mila immobili realizzati sulle spiagge fra il 1976 e il 1983. Ma poi nel testo è finito un altro articolo che, per quanto dagli effetti ridotti, riapre il dibattito sulla sanatoria lungo le coste. L’articolo 14 del disegno di legge al voto prevede di consentire la sanatoria per i beni immobili «trasferiti per finalità istituzionali dalla “Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata” al patrimonio indisponibile di Comuni, Liberi consorzi, Città metropolitane e Regione, che abbiano dichiarato l’esistenza di prevalenti interessi pubblici ostativi alla loro demolizione». La norma è balzata agli occhi dei grillini. Per Cristina Ciminnisi «al momento riguarda solo una villa costruita da un boss in una località turistica del Messinese e già sequestrata dallo Stato. Ma sanarla sarebbe un messaggio pessimo, perché proprio per il fatto che è stata realizzata da un mafioso va abbattuta». Il Movimento cinque stelle teme che così si apra una maglia, anche perché ci sarebbero altri immobili con queste caratteristiche per i quali è in corso un procedimento di sequestro che eviterebbe così al sindaco il complicato e dispendioso iter di abbattimento. «Le norme che regolamentano il divieto di realizzazione di immobili nei 150 metri dalla battigia – continua il capogruppo Antonio De Luca - sono nate a difesa del suolo, a tutela del paesaggio e dell'incolumità dei cittadini. L'approvazione di un simile articolo, oltre a destare dubbi di costituzionalità, costituirebbe un precedente pericolosissimo, che aprirebbe le porte ad altre sanatorie». E così su un disegno di legge dall’esito all’apparenza scontato, quello sui Prg, si sono accesi i riflettori. Anche perché una seconda norma riapre la possibilità di prevedere nei Prg nuove aree in cui consumare suolo pubblico togliendo un divieto che era stato introdotto nella scorsa legislatura: «Basta con la solidarietà ipocrita agli alluvionati, il governo faccia cose concrete: il consumo del suolo va azzerato - ha aggiunto la Ciminnisi -. La vulnerabilità del nostro territorio è il frutto dell’omessa programmazione di interventi decennali di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico e di politiche scellerate di consumo irresponsabile del suolo». Frasi che tradiscono un clima teso, preludio di uno scontro sui condoni che andrà in scena la prossima settimana quando all’Ars arriverà il testo che recepisce il cosiddetto piano Salva-casa fatto approvare da Salvini a livello nazionale. È lì che è attesa la pioggia di emendamenti. Intanto il centrodestra si concentra sulla Finanziaria quater, che ha iniziato ieri il suo cammino in commissione e che dovrebbe arrivare in aula ai primi di novembre. È una manovra di oltre 400 milioni che il governo vorrebbe blindare, bloccando gli emendamenti a pioggia dei deputati che ormai da un anno fanno lievitare la spesa di decine di milioni per finanziare misure nei collegi elettorali. Ieri anche su questo Schifani ha riunito i segretari e i capigruppo dei partiti del centrodestra. Attorno a un tavolo a Palazzo d’Orleans insieme al presidente si sono ritrovati i forzisti Marcello Caruso e Stefano Pellegrino, i leghisti Luca Sammartino e Marianna Caronia, i democristiani Carmelo Pace e Totò Cuffaro, il fondatore dell’Mpa Raffalele Lombardo e i meloniani Salvo Pogliese e Giorgio Assenza con Massimo Dell’Utri di Noi per l’Italia. «I gruppi parlamentari di centrodestra all’Ars - recita il comunicato finale - non presenteranno emendamenti autonomi alla manovra finanziaria relativa alle variazioni di bilancio di prossima discussione all’Ars. La strategia prevede che sia la “cabina di regia” della maggioranza a valutare preventivamente le proposte dei partiti e in caso di condivisione da parte del governo sarà quest’ultimo a depositarle ufficialmente. La decisione è stata presa all’unanimità». Schifani ha parlato di «riunione svolta in un clima di grande collaborazione e sintonia» anticipando che «nei prossimi giorni incontrerò anche i rappresentanti dei gruppi di opposizione per esaminare eventuali proposte migliorative alla manovra finanziaria». Sa, il presidente, che «vietando» gli emendamenti dei deputati si alzerà il muro dell’ostruzionismo e dei franchi tiratori. La Finanziaria quater sarebbe così su un campo minato. Per questo motivo ieri in pochi scommettevano che sarà un testo blindato, anche se ci sono ancora due settimane prima di aprire questo fronte.    

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