Palermo

Mercoledì 23 Ottobre 2024

Il testo sulle Province, l'opposizione annuncia barricate e il centrodestra si spacca

Marco Falcone, FI
 
Davide Faraone

La riforma che reintrodurrebbe l'elezione diretta nelle ex Province spacca già la maggioranza e mette in guardia l'opposizione, pronta alle barricate. Già durante il vertice di maggioranza Fratelli d'Italia aveva sollevato dubbi sulla costituzionalità del disegno di legge, visto che a Roma la legge che prevede Liberi Cosorzi e Città Metropolitane al posto delle Province è ancora vigente. Oggi sono stati i grillini a sollevare le stesse preoccupazioni: «Il tentativo del centrodestra è velleitario – esordisce Martina Ardizzone – prima di tutto perché la riforma allo studio sarebbe incostituzionale. E poi perché ne parlano da due anni senza cavare un ragno dal buco e adesso vorrebero approvarla in due settimane o poco più”. Se non venisse approvata entro il 25 novembre sarebbe impossibile fermare la macchina elettorale per le elezioni di secondo livello (quelle che coinvolgono solo sindaci e consiglieri comunali del territorio) già indette per il 15 dicembre da un decreto di Renato Schifani. Per la Ardizzone “il centrodestra sta tentando questa strada solo per evitare le spaccature che stavano già emergendo al suo interno su liste e candidature dei sindaci e per dare spazio al sottobosco politico che vorrebbe candidarsi alle Provinciali». Sia i grillini che il Pd, col capogruppo Michele Catanzaro, annunciano le barricate in aula. Ma anche nel centrodestra fioccano i dubbi. Per l'eurodeputato ed ex assessore Marco Falcone, anch'egli di Forza Italia, tentare di approvare questa legge sarebbe un errore: «Sulla vicenda Province siamo preoccupati perché temiamo che virate repentine o frettolose possano risolversi in una nuova magra figura. Saremmo, infatti, davanti a un ulteriore, inspiegabile, nulla di fatto. Anche la Corte Costituzionale, è il caso di ricordarlo, ha censurato a più riprese il reiterarsi dei commissariamenti. Siamo l'unica Regione d'Italia a non votare per le Province, ancorché con elezioni di secondo livello. Pur apprezzando i buoni propositi riguardo il ripristino dell'elezione diretta, temo che tutto si possa risolvere in una tattica dilatoria». Falcone fa riferimento alla analoga legge che un anno fa fu bocciata dall'Ars per via del voto dei franchi tiratori. «La percezione comune – ha aggiunto Falcone - è che, per incomprensibili giochi di palazzo, qualcuno voglia impedire alle Province siciliane di avere una guida politica che offra finalmente risposte a tantissime emergenze. Fino a qualche settimana fa in molte province d'Italia si è votato con il sistema di secondo livello. Non è l'ideale, lo diciamo da sempre, ma la Sicilia può attuarlo più facilmente entro dicembre, colmando il grave deficit di rappresentanza. Quando il governo Meloni avrà abrogato la legge Delrio si potrà andare al voto diretto. Ma, fino ad allora – ha concluso l'eurodeputato Falcone - andare avanti con i commissariamenti, o ancora peggio con normative a rischio impugnativa, risulterebbe solo una tattica dilatoria, oltre che rischiosa». Critiche anche da Italia Viva. Per Davide Faraone «proprio stamattina alla Camera stiamo votando la modifica alla legge costituzionale sullo Statuto della Regione Friuli-Venezia Giulia, per il ripristino dell'elezione diretta dei presidenti delle Province. Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché, in Sicilia, anch'essa regione a Statuto speciale, si possa procedere a una riforma e addirittura al voto dei presidenti delle province nella primavera prossima, con il solo voto dell'Ars e senza un passaggio in Parlamento nazionale. Siamo nelle mani di dilettanti allo sbaraglio, che un giorno pensano una cosa, il giorno dopo il contrario, non tenendo conto minimamente del rispetto delle istituzioni e delle procedure costituzionali. Se all'Ars dovesse essere approvata una riforma in tal senso e dovessero essere indette elezioni, sarebbe praticato un percorso profondamente illegittimo. Le nostre istituzioni territoriali sarebbero condannate al caos per i prossimi anni. Sarebbe da irresponsabili. Schifani e la maggioranza se ne dovranno assumere la responsabilità». Ma la Lega non è d'accordo: «Affermazioni mendaci quelle di Davide Faraone riguardo l'operato dell'Ars: nulla di nuovo, siamo abituati alle sue sciocchezze. La domanda però è: non conosce lo statuto della Regione Siciliana o in malafede, ancora una volta, strumentalizza? L'Ars sta lavorando a un disegno di legge per l'elezione diretta delle province, non sta apportando alcuna modifica allo statuto che già prevede i liberi consorzi. Consiglio a Faraone di studiare prima di parlare nuovamente a vuoto» ha detto il senatore siciliano e commissario regionale della Lega Nino Germanà, vicepresidente del Gruppo a Palazzo Madama.

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