La poltrona per un assessore in più: non c'è intesa, l'Ars parte in salita e rinvia i lavori
In un Parlamento assediato dalle donne che protestano per aumentare la rappresentatività nelle giunte comunali è arrivato il momento di votare la riforma degli enti locali. Ma il primo tentativo è stato fallimentare, il presidente Gaetano Galvagno ha subito stoppato i lavori di un’ora per poi rinviarli a domani, convocando i capigruppo per cercare di trovare una intesa almeno sulle norme chiave del testo. Ma in queste condizioni la riforma si avvia verso l'insabbiamento definitivo. Intesa difficile da trovare perché su ogni norma c’è una maggioranza atipica e diversa. In particolare su quella che permetterebbe a ogni sindaco di nominare subito un assessore in più. La vogliono ufficialmente i 5 Stelle e ufficiosamente quasi tutti i partiti della maggioranza ma il governo è contrario. Un emendamento approvato stamani in commissione ha stabilito che la nomina dell’assessore in più va fatta a invarianza di spesa, cioè devono essere gli altri membri della giunta a tagliarsi lo stipendio per pagare quello del nuovo collega. Né il sindaco può ricavare il budget da altre voci del bilancio rinunciando a servizi. «A questo punto non ci sono più alibi per nessuno» è il commento del leader dei grillini Nuccio Di Paola. Ma una intesa generale non c’è né su questa né sulle altre norme. A cominciare da quella che dovrebbe portare la quota di donne nelle giunte al 40%, aumentando il livello stabilito nel testo base (20%). Potrebbe essere la prima norma su cui l’Ars voterà. E si capirà la sua sorte a seconda che l’esame avverrà col voto segreto o meno. Nel primo caso l’aumento della rappresentatività delle donne sarebbe spacciato, con buona pace del migliaio di esponenti della politica, del mondo sindacale e dell’associazionismo che da stamani invocano più spazio nella politica. Il tentativo in corso per sbloccare l’impasse è quello di scrivere un testo che comprenda 4 o 5 articoli su cui c’è una intesa larga e votare solo quelli. Ma la strada anche per questa soluzione è in salita. E alle 17 l’Ars non ha ancora votato nulla. Dopo un'ora di stop e la riunione dei capigruppo arriva la notizia del rinvio e le dichiarazioni di Galvagno: «È un testo molto corposo, con oltre 400 emendamenti, non semplice, che si riverserà sui 391 Comuni siciliani. Proveremo nel pomeriggio con i capigruppo a trovare una sintesi politica che sia confacente a questo tipo di legge. Rinviamo quindi l’aula a domani alle 15». Dunque si va avanti con la trattativa per cercare di trovare una intesa su quelle norme che finora hanno creato tensioni trasversali nella maggioranza e nelle opposizioni come l’assessore in più, il terzo mandato per i sindaci, la rappresentanza di genere, la tornata elettorale autunnale. Ma anche sui tanti emendamenti aggiuntivi di spesa per gettoni e rimborsi ai consiglieri, alcuni di quali non avrebbero nemmeno copertura