L’ultimo attacco alla stabilità della maggioranza ha un nome preciso: Italia Viva. Ma della paventata uscita forzata dalla giunta dei renziani, sebbene confluiti alle elezioni nella lista civica Lavoriamo per Palermo, nessuno ieri sembrava avere voglia di parlare chiaramente durante il vertice del centrodestra, convocato a sorpresa dal sindaco. La componente che sarebbe ancora legata al senatore Davide Faraone è diventata dal pomeriggio non più solo la spina ma il coltello nel fianco del primo cittadino, che da giorni è sui carboni ardenti: mandare via l’assessore Totò Orlando e fare un rimpasto è vissuto come un fastidioso diktat piombato sulla giunta dal governo nazionale e dalla più vicina Regione. Gli equilibri politici sono cambiati ed il Comune non è esente dalle ripercussioni. Che sono diventate «inevitabili» proprio alla fine del vertice e di una giornata convulsa per l’amministrazione Lagalla. Il sindaco incontrerà venerdì prossimo i segretari regionali dei partiti che lo sostengono, ma intanto potrebbe scompigliare le carte e azzerare la giunta: «Non si può escludere nulla», dicono dal suo entourage. Un servizio completo di AConnie Transirico sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi