Alla fine hanno vinto la squadra, il fronte compatto, probabilmente anche la certezza della responsabilità condivisa e un pizzico pure il pubblico: quelle tremila firme che viaggiano su change.org qualcosa hanno contato. E Marco Betta può tirarsi fuori dall’ombra delicata in cui si è ritirato in questi giorni e ritornare sia nel suo ufficio, da dove osserva i visitatori entrare nel foyer del Teatro Massimo di Palermo, sia nel palco di proscenio dove, ormai è consuetudine, il sovrintendente segue gli spettacoli. Non c’è ancora la nomina vergata su foglio, ma sia dall’entourage del presidente della Regione Renato Schifani che da quello del sindaco Roberto Lagalla, arriva la certezza della riconferma del compositore palermitano alla guida di uno dei più importanti teatri lirici italiani. E la dichiarazione del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, a margine dell’iniziativa di Fratelli d’Italia a Brucoli, sembra confermarlo. «Si deve completare la governance che esprimerà il sovrintendente, e la cosa avverrà a breve – spiega Giuli - ma io non posso, e non rientra nella mia titolarità, dire se Marco Betta rimarrà o meno perché è una decisione corale che deve tener conto delle esigenze della città». Come dire, fatti vostri, fatti palermitani, arriverà presto il nome del componente del Consiglio di Indirizzo in quota Ministero, e poi il nome me lo farete arrivare sul tavolo per la firma. «Non ci sono nomi che si calano dall’alto - ha aggiunto il ministro -, non ci sono nomi che spuntano dal basso. Quello che posso dirvi è che a breve la questione verrà chiarita nel modo migliore e più soddisfacente per tutti. Ci sarà completamento della governance e poi verrà tutto secondo ordine e concordia tra tutti i soggetti interessati, ve lo assicuro». Eppure, di nomi in queste ultime ore ne sono volati tanti da Roma in giù e ritorno: la direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, annusato il rimescolamento di carte, ha fatto sapere che non è interessata al ruolo di direttore artistico; poi ecco il nome di Ester Bonafede, già in passato nell’CdA del Massimo, ex sovrintendente della Sinfonica e in quota Lega: è l’antagonista più accreditata, la candidatura temuta, ma il fronte Schifani-Lagalla sembra aver tenuto e Marco Betta è uscito indenne anche da questa bordata. Il compositore ha sempre tenuto un profilo elegante, mai una dichiarazione fuori posto, anche perché sia a Roma che a Milano circola il suo nome soprattutto per Santa Cecilia. Nei circoli romani probabilmente non sarebbe graditissimo, ma tra gli accademici di certo sì: ma un dato è certo, se il Massimo chiama, Betta risponde. È già successo almeno tre volte in passato, l’ultima quando si è trovato catapultato sulla poltrona di sovrintendente quando Francesco Giambrone ha deciso per l’Opera di Roma. L’orchestra è dalla sua parte, il pubblico sicuramente, i sindacati parrebbe anche, ma chiederanno presto notizie su precari e integrativi. Ma fa parte del gioco, e Marco Betta si prepara a ri-sedersi al tavolo.