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Open Arms, a Palermo la requisitoria contro Salvini: «Questo non è un processo politico», dice il pm

Il ministro ribatte: «Rischio fino a quindici anni di carcere per aver mantenuto la parola data agli elettori. Rifarei tutto: la difesa dei confini dai clandestini non è reato»

Giulia Bongiorno, avvocato difensore di Matteo Salvini, all'esterno dell'aula bunker del carcere Pagliarelli per il processo Open Arms, Palermo 14 setembre 2024 ANSA / Alfredo Pecoraro

«Questo è un processo politico? È pacifico che qui di atto politico non c’è nulla. Sono stati compiuti atti amministrativi, il rilascio di un pos è un atto amministrativo, gli atti politici sono caratterizzati da requisiti ben precisi». Così il pm Geri Ferrara durante la requisitoria al processo Open Arms dove è imputato Matteo Salvini per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio, in corso nell’aula bunker del Pagliarelli a Palermo.

«Quando Salvini diventa ministro dell’Interno - ha detto inoltre - le decisioni sulla gestione degli sbarchi e del rilascio dei pos vengono spostate dal Dipartimento libertà civili e immigrazione all’ufficio di gabinetto del ministro e in particolare è il ministro a decidere. Questo è l’elemento chiave». Salvini è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito cinque anni fa lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti, soccorsi dalla ong spagnola. Per il sostituto procuratore «c'è un principio chiave non discutibile: tra i diritti umani e la protezione della sovranità dello Stato sono i diritti umani che nel nostro ordinamento, per fortuna democratico, devono prevalere».

Dopo la ricostruzione del contesto normativo nazionale e sovranazionale che regola la gestione dei migranti fatta dal sostituto Geri Ferrara, l’accusa ha analizzato le varie fasi della vicenda Open Arms. La sostituta procuratrice Giorgia Righi ha ripercorso, tappa dopo tappa, la vicenda fin dall’inizio, riferendo le dichiarazioni fatte dai testimoni sentiti nelle scorse udienze e citando i documenti acquisiti agli atti nel processo.

«Nel caso Open Arms - ha detto Giulia Bongiorno, avvocato di Salvini, a margine della requisitoria -, a prescindere dalle anomalie della navigazione e dal fatto che vi fosse il rischio di terroristi a bordo, sono state adottate misure per garantire tutela e protezione dei migranti: nell’introduzione del pubblico ministero è di intuitiva evidenza che si sta procedendo a una requisitoria contro il decreto Sicurezza-bis e contro la linea politica del "prima redistribuire e poi sbarcare", che l’intero governo Conte 1 ha portato avanti. Nel momento in cui si dice che decreti e direttive sono tutti inaccettabili si sta processando la linea politica di quel governo».

«Oggi a Palermo - ha detto il ministro sui social - la pubblica accusa farà le sue richieste al processo che mi vede imputato per sequestro di persona. Rischio fino a quindici anni di carcere per aver mantenuto la parola data agli elettori. Rifarei tutto: la difesa dei confini dai clandestini non è reato. Avanti tutta, senza paura».

Per la procuratrice aggiunta, Marzia Sabella, che ha proseguito la requisitoria «le posizioni del ministro Matteo Salvini diedero luogo a un caos istituzionale», una situazione che avrebbe portato «ad approntare soluzioni di fortuna». A ritrovarsi in una condizione di «estrema difficoltà» fu la guardia costiera.

Nella foto Giulia Bongiorno, avvocato di Matteo Salvini all'esterno dell'aula bunker del carcere Pagliarelli per il processo Open Arms

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