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Pubblica istruzione, il direttore regionale Pierro lascia la Sicilia: «Ho dato voce alla bella scuola dell’Isola»

«Dobbiamo riuscire a tenere i ragazzi in classe e fare in modo che tutti possano avere un’opportunità per il futuro», dice il dirigente, che si appresta a ricoprire un nuovo incarico a Roma

Dopo due anni alla guida dell’ufficio scolastico regionale, Giuseppe Pierro lascia la Sicilia e parte per Roma. Non subito in realtà, perché prima di partire vuole lasciare tutto in ordine, in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico, ormai alle porte. È stato un punto di riferimento importante per tutte le scuole di ogni provincia e più volte è sceso in campo per salutare e conoscere presidi, docenti e alunni. È stato il primo ad incontrare l’anno scorso Massimo Valentino, il nuovo preside della scuola Falcone dello Zen di Palermo, dopo lo scandalo che coinvolse l’ex dirigente scolastico, Daniela Lo Verde, arrestata con l'accusa di peculato e corruzione. Fu lui per primo a parlare alla comunità e ad esortarla a non arrendersi. Fu sempre Pierro a dare fisicamente il suo sostegno e a incoraggiare i maturandi che l’anno scorso e quest’anno hanno affrontato la loro importante prova di esame. Sul territorio insomma ha sempre voluto far sentire la sua presenza.

Si chiude un capitolo, direttore. È vero che va via?

«Sono ancora qua al momento perché l’obiettivo è quello di far partire l’anno scolastico. Stiamo lavorando tantissimo per assicurare che le scuole partano al meglio, con i docenti in classe. Abbiamo fatto tutte le immissioni in ruolo. Questo venerdì faremo il primo turno di supplenze. L’importante è è partire in maniera serena. Monsignor Lorefice ha definito servitori dello Stato noi che lavoriamo nel mondo della scuola. Per questo motivo, vado dove serve. Andrò a Roma, ma non dimenticherò mai la Sicilia, dove sono stato due anni. La porterò sempre nel cuore».

Cosa porta con lei di questi due anni?

«È stata un’esperienza formativa importantissima e ritengo che chi lavora nel ministero dell’Istruzione, debba fare un passaggio sul territorio perché è un pezzo di formazione importante. Qui si vede lo sforzo e l’impegno che tutti mettono per far partire la scuola e farla andare bene, a tutti i livelli. Vedi come lavorano le istituzioni scolastiche, i docenti, il personale amministrativo e a seguire tutti i ruoli apicali, quindi l’ufficio scolastico regionale, gli ambiti provinciali fino ad arrivare al ministero dell’Istruzione. Sono una serie di ingranaggi che rendono l’istruzione uno dei meccanismi sicuramente più complessi. Quindi questa esperienza mi è servita ad imparare meglio e ancora di più quello che serve al territorio. Lavorare da Roma, avendo ben chiaro cosa serve, sicuramente aiuta. Tra tutti gli incarichi che ho avuto, posso dire che questo in Sicilia è stato il più importante per me in assoluto».

La soddisfazione più grande che si porta da questo incarico ormai giunto al termine, qual è?

«Quella di aver dato voce a tante scuole e a tanti dirigenti scolastici, a tutto il personale amministrativo che ha bisogno di essere ascoltato. È opportuno dare visibilità al grandissimo lavoro che fanno le scuole. La soddisfazione è aver visto che questo è stato ricambiato e apprezzato».

Chi prenderà il suo posto cosa dovrà fare? C’è qualcosa ancora di irrisolto?

«Proseguire la strada della collaborazione istituzionale. Questa è la cosa più importante perché la scuola ha gli ingranaggi ma ha bisogno della collaborazione di tutti, dei sindaci, degli amministratori locali, delle istituzioni regionali. Questa sinergia è strategica per un territorio come quello siciliano che è estremamente complesso. Ogni provincia ha le sue necessità, le sue specificità e chi ci sarà dovrà proseguire soprattutto con un occhio alla dispersione scolastica che è uno dei temi che io ho toccato con maggiore attenzione perché è la battaglia della Sicilia. Dobbiamo riuscire a tenere i ragazzi in classe e fare in modo che tutti possano avere un’opportunità per il futuro e questo passa solo attraverso la scuola».

Lei è all’Ars per presentare, con il presidente della commissione antimafia Antonello Cracolici e il direttore del dipartimento di Scienze politiche di Unipa Costantino Visconti, il docu-film per le scuole dedicato a Falcone e Borsellino, nel 42esimo anniversario della strage di via Carini in cui furono uccisi il generale Dalla Chiesa, la moglie e l'agente di scorta. Le scuole continuano a promuovere e a diffondere la cultura antimafia...

«Anche i bambini più piccoli conoscono Falcone e Borsellino, grazie a un lavoro quotidiano e costante che non è la solo partecipazione alle grandi manifestazioni, ma memoria e educazione. Ringrazio i dirigenti scolastici per il loro impegno. Hanno risposto all’appello dei due magistrati, che era quello di educare e formare le nuove generazioni, portando avanti la cultura dell’antimafia. Quando togli un ragazzo dalla scuola gli togli l’opportunità di sognare e costruire il suo futuro. Le minacce non ci fermano anzi ci confermano che stiamo facendo un buon lavoro».

Cosa farà adesso? Quale ruolo andrà a ricoprire?

«Sarò direttore generale della comunicazione e relazioni istituzionali al ministero dell’Istruzione, quindi a Roma. Appena mi comunicheranno la data di partenza organizzerò un incontro per salutare tutti».

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