Se Cuffaro si dice favorevole, Saverio Romano, coordinatore politico di Noi Moderati, è invece contrario allo «ius scholae», ovvero il riconoscimento della cittadinanza italiana al termine di un ciclo di studi, al centro del dibattito politico in questi giorni. Il segretario nazionale democristiano, Totò Cuffaro si è detto decisamente a favore. Romano non la pensa così.
«È un bene - premette - che si parli della riforma della legge di cittadinanza. La nostra è ormai una società sempre più multirazziale e multietnica ed è da apprezzare che Tajani abbia posto in generale la questione, ma dobbiamo chiederci se ci sono le risorse per lo ius scholae e inoltre, se è sufficiente completare un corso di studi per ritenersi e diventare italiani. Io penso di no». Secondo il leader di Noi Moderati, infatti, «serve anche e soprattutto la condivisione di valori fondanti, il riconoscimento e l’adesione a principi costituzionali e democratici, di libertà, di rispetto delle norme».
Romano pone anche un problema di risorse. «Faccio un’altra considerazione - dichiara - sulla base di uno studio condotto da Stephen Holmes e Cass Sunstein in una loro pubblicazione dal titolo “Il costo dei diritti”. I due politologi sostengono che per un vero, effettivo riconoscimento di alcuni diritti occorra verificare se vi siano adeguate coperture economiche. Ebbene, in un Paese come il nostro, con un debito pubblico consolidato di 3 mila miliardi di euro e con tante emergenze strutturali nei confronti delle quali il governo Meloni ha già ottenuto importanti risultati, abbiamo le risorse per una riforma della cittadinanza sulla base dello ius scholae? Ritengo che nel frattempo si possa e si debba intervenire per velocizzare i tempi per il riconoscimento della cittadinanza italiana a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta e che ne hanno i requisiti e che oggi sono costretti ad aspettare per 4 o 5 anni cosi come credo che a livello europeo sia importante armonizzare e rendere uniforme la normativa per il riconoscimento della nazionalità nei vari paesi».
«Sono convinto - conclude - che il dibattito sulla riforma della cittadinanza possa essere affrontato in Parlamento, in modo laico, evitando strumentalizzazioni e forzature. In linea generale, ritengo che su temi rilevanti come questo o su quelli eticamente sensibili e che riguardano i diritti della persona, spetti alla politica colmare eventuali lacune normative piuttosto che a provvedimenti giurisdizionali».
Nella foto festa di fine Ramadan in una scuola di Mazara del Vallo
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