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Bellolampo scoppia di immondizia, a Palermo i sacchetti ancora in strada

Capannoni stracolmi perché la prima sezione della settima vasca è colma. Ieri è stata consegnata la seconda ma per smaltire l’arretrato ci vorrà tempo

Palermo. Sopralluogo della Commissione Regionale Antimafia nella discarica di Bellolampo dopo gli incendi di Luglio presenti Antonello Cracolici e il sindaco Roberto Lagalla. 04-08-2023 Una discarica, mille problemi. Si cerca di capire cosa è successo a Bellolampo nei giorni dell’inferno di fuoco foto fucarini

Ci risiamo. La discarica di Bellolampo, sulle colline di Palermo, scoppia nuovamente di immondizia messa male. I rifiuti sono collocati alla rinfusa e dalle foto che arrivano si notano montagne estese di scarti che raggiungono quasi il tetto dei capannoni utilizzati per la lavorazione della spazzatura. Una situazione non nuova. È capitato spesso che - per mancanza di spazi adeguati e per non lasciare il capoluogo regionale sommerso dagli scarti urbani - si sia ricorso a forme di «abbancamento» diciamo così irregolare. E di questo hanno pagato davanti alla magistratura i presidenti della Rap, la società di igiene ambientale di Palermo, che si sono susseguiti alla guida dell’azienda. L’alternativa, però, era di fare marcire strade e marciapiedi sotto il peso di centinaia di tonnellate di immondizia. Improponibile.

Le condizioni pare che si siano ripetute anche questa volta. Si erano esauriti gli spazi a disposizione dove potere regolarmente depositare i carichi giornalieri. In più si è innestata anche una vertenza sindacale che ha messo in ginocchio l’azienda perché non ha potuto utilizzare i lavoratori in regime di straordinario. Il risultato è stato che Palermo per qualche giorno era una pattumiera a cielo aperto. Ancora la situazione del tutto non si è normalizzata e ci sono discariche. Anche se il presidente della Rap, Giuseppe Todaro dice di avere «recuperato l’arretrato».

Avere concentrato su Bellolampo, improvvisamente, grandi quantità di immondizia indifferenziata per il fatto che anche ditte private son state coinvolte per accelerare sulla raccolta, ha portato a un eccesso di conferimento. E fino a ieri, con lo spazio esaurito nella vasca di raccolta, non c’è stato altro da fare che sistemare il tutto alla meno peggio. Ieri, per fortuna, la Regione ha consegnato il secondo lotto della nuova vasca e finalmente si potrà recuperare.

«Adesso - ha spiegato Todaro - siamo anche nelle condizioni di smaltire il residuo che si è accumulato a causa del ritardo nella consegna della VII vasca e dei danneggiamenti subiti nelle scorse settimane. Con la ripartenza dell’impianto di trattamento meccanico biologico e la consegna dei nuovi spazi, si sblocca infatti un passaggio fondamentale per garantire continuità e serenità al servizio. Le criticità delle ultime settimane sono purtroppo la somma di una serie di problematiche che si sono accavallate inesorabilmente, creando una situazione di emergenza che ha danneggiato l’immagine della città e dell’azienda - conclude - in cui comunque non manca il senso di responsabilità e la buona volontà, con l’unico obiettivo di salvare la Rap e garantire una situazione di normalità ai cittadini».

Ma c’è chi vuole vederci chiaro. In questo caso è Antonio Randazzo, consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, che nei giorni scorso è stato protagonista di un duro scontro con Todaro. Questa volta l’esponente grillino ha presentato un esposto ad Arpa, Noe, Asp e Dipartimento dell'acqua e dei rifiuti. Racconta che a ci sono a «Bellolampo rifiuti in eccesso depositati in aree esterne al Tmb e alle aree di stoccaggio», allegando una serie di foto e chiedendo «di porre in essere le dovute verifiche ed accertamenti rispetto alle proprie specifiche competenze».

A raccontarla bene questa storia parte dalle difficoltà di una società partecipata che più volte si è trovata sull’orlo del baratro. Anche in questo momento, ad esempio, c’è la questione seria di un bilancio 2023 chiuso con un segno meno di 10 milioni di euro. Circostanza che ha portato a un annientamento del capitale sociale che ora il Comune dovrà rimpinguare e l’amministrazione comunale si è impegnata per il salvataggio. Del resto l’azienda dei rifiuti a Palermo una volta è fallita, si chiamava Amia. La legge, però, non dà una seconda chance. Se anche la Rap dovesse capitolare non sarà più possibile fare nascere una nuova società, ma bisognerà necessariamente rivolversi al mercato. Cioè, affidare il servizio ai privati. Intanto, c’è una fiaccola di speranza. È rappresentata dall’assunzione di 106 operatori di raccolta che entreranno in servizio dal 10 agosto e sino alla fine del mese.

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