Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Anniversario Borsellino, il ricordo tra verità negate e polemiche

Nino Di Matteo durante la manifestazione in via D’Amelio, a Palermo
La commemorazione della strage in via D’Amelio
Un momento della manifestazione in via D’Amelio
 
 
 
I partecipanti mostrano le agende rosse
Nino Di Matteo
Salvatore Borsellino
La perfomance di Our Voice durante la manifestazione in via D’Amelio

La verità negata continua a proiettare la sua ombra sulle commemorazioni del 32esimo anniversario della strage di via D’Amelio. Ne ha parlato il capo dello Stato, Sergio Mattarella che, nel rendere omaggio alle vittime dell’attentato, ha voluto ricordare i depistaggi che hanno ostacolato Il cammino della giustizia, parlando di «ferita per la comunità». «Il bisogno di verità è insopprimibile in una democrazia e dare ad esso una risposta positiva resta un dovere irrinunciabilè, ha detto, ricordando il sacrificio del giudice Paolo Borsellino, che col suo lavoro ha «inferto colpi decisivi alla mafia» e della sua scorta. E sul dovere di andare avanti per fare luce sui tanti punti ancora oscuri dell’eccidio di via D’Amelio è tornato anche il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, a Palermo col capo della polizia Vittorio Pisani per rendere omaggio alle vittime. «La verità giudiziaria deve sempre completarsi, non c’è mai prescrizione nè termine. Questo però non deve farci perdere di vista che deve esserci una memoria condivisa, dobbiamo essere tutti uniti nei valori fondanti», ha detto il ministro. Un dovere, quello della memoria, ribadito dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha spiegato che la lotta alla mafia è una priorità assoluta del governo. «Non smetteremo mai di combattere per una società libera dalla paura e dall’oppressione mafiosa», ha scritto sui social. Ma la memoria condivisa auspicata dal titolare del Viminale fa i conti, ancora una volta, con le profonde spaccature che attraversano ormai da anni, nonostante gli auspici, il mondo dell’antimafia. Salvatore Borsellino, il fratello del magistrato ucciso, che in via D’Amelio, come ogni anno ha ricordato l’attentato col popolo delle Agende Rosse e tanti giovani, ha attaccato pesantemente Maria Falcone, sorella del giudice assassinato a Capaci. «Ha scelto una strada sbagliata per commemorare suo fratello», ha detto in un’intervista, rimproverando alla Falcone di aver organizzato iniziative con l’Agenzia della Gioventù al museo del Presente «dove sono stati buttati centinaia di migliaia di euro». «Maria Falcone - ha spiegato - segue un’altra strada per la memoria. C’è chi l’antimafia la interpreta in maniera diversa da me. Io i fondi li ho sempre rifiutati». Dura la replica della sorella del magistrato ucciso nella strage di Capaci: «Non ti curar di lor, ma guarda e passa. Mi vien quasi da ridere. Tutti in Italia mi conoscono, sanno quello che ho fatto. Ho portato a Palermo migliaia di ragazzi che il 23 maggio hanno avuto la possibilità di dialogare con le istituzioni. Se per il fratello di Paolo Borsellino il miglior modo di fare antimafia è contestare Maria Falcone continui a farlo. Il miglior modo per rispondergli, invece, è ignorarlo». Polemiche non nuove che non hanno impedito ai tanti arrivati in via D’Amelio di raccogliersi in silenzio alle 16.58, l’ora dell’attentato. Un silenzio seguito, però, poco dopo dalle pesanti accuse lanciate dall’ex magistrato Roberto Scarpinato che ha parlato di mandanti istituzionali delle stragi. «Lo Stato si rifiuta di vedere l’elefante nella stanza. L’elefante equivale alle prove che le stragi avvennero con l’intervento di apparati statali», ha detto dal palco allestito dove esplose l’autombomba. Mentre l’esponente di FdI Carolina Varchi, che all’Ars ha fatto il punto sull’attività della commissione Antimafia nell’ultima legislatura ricordando la riapertura del dossier sull’attentato di via D’Amelio, ha rilanciato la pista dell’indagine mafia-appalti come possibile movente dell’eccidio. «Non si è approfondita abbastanza», ha detto dopo aver audito i familiari del giudice che, da tempo, ribadiscono i collegamenti tra la morte di Borsellino e l’inchiesta, mai sviluppata a dir loro, sulle infiltrazioni mafiose nei grandi appalti pubblici. Tra polemiche e ombre sulle tante pagine ancora non scritte sulla morte del giudice il 32esimo anniversario della strage si è concluso con la tradizionale fiaccolata organizzata dal «Forum XIX Luglio» - cartello che raggruppa trasversalmente associazioni, movimenti ed istituzioni - e «Comunità ‘92», coordinamento che unisce diverse generazioni di giovani di destra. All’iniziativa erano presenti la responsabile della segreteria politica di FdI Arianna Meloni, la presidente dell’Antimafia Chiara Colosimo e il parlamentare Andrea Delmastro.

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