«Non sono un impresentabile. E non sapevo dei precedenti penali del mio consulente»: Giuseppe Milazzo è rimasto in silenzio per 24 ore, poi, mercoledì notte, ha parlato della vicenda che lo ha coinvolto al termine di una giornata di campagna elettorale. Segnale, come lui stesso ha precisato, che la candidatura e la corsa verso il ritorno a Bruxelles non si fermano.
L’eurodeputato uscente di Fratelli d’Italia è stato inserito dalla commissione nazionale Antimafia, guidata dalla compagna di partito Chiara Colosimo, in un elenco in cui figurano sette candidati che per via di procedimenti in corso sono definiti «impresentabili». La loro candidatura, in base a un codice etico di autoregolamentazione, avrebbe dovuto essere evitata dai partiti. Ma Milazzo, in una serie di post in cui si mostra circondato da elettori, ha detto che non si fermerà: «Non sussiste nessun impedimento previsto dalla legge alla mia candidatura. La comunicazione della commissione si basa esclusivamente sul codice di autoregolamentazione delle candidature che non è legge dello Stato».
Milazzo non può trascurare il fatto che, a differenza di quanto ha fatto Forza Italia con Marco Falcone (anche lui giudicato impresentabile e anche lui ieri in campagna elettorale a Marsala), il suo partito, FdI, ha taciuto sulla vicenda che lo riguarda. E allora lui ha postato sui social foto che lo ritraggono negli ultimi giorni con il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, e con l’altro candidato Ruggero Razza, espressione della corrente che fa capo a Musumeci. «Ho un procedimento non ancora definito in primo grado e nell'ambito del quale sono stato già definitivamente assolto dal reato di abuso di ufficio. Ho piena fiducia nell'operato della magistratura» ha detto Milazzo, che resta sotto processo per tentata concussione, frutto di presunte pressioni sull’allora assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, per sostituire un dirigente dello Iacp con cui era entrato in conflitto.
Milazzo ha provato anche a giustificare la nomina a consulente dell’ex assessore comunale di Paternò Carmelo Frisenna, condannato nel 2010 a 5 anni di carcere per mafia, dopo l’arresto nel 2008: «Per un brevissimo periodo e comunque fino all’aprile 2024, in ragione delle sue competenze professionali in agricoltura, è stato esclusivamente un prestatore di servizi occasionali. Di lui erano a me sconosciuti i precedenti penali risalenti a circa venti anni addietro. La sua nomina, infatti, non prevede che venga allegato né il certificato dei carichi pendenti né quello del casellario giudiziale».
Nella foto (dal suo profilo Facebook) Giuseppe Milazzo con Giorgia Meloni al Teatro Massimo di Palermo in occasione della recente firma dell'accordo Stato-Regione sul Fondo coesione per la Sicilia
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