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Palermo, batosta Agcm su Rap e Amat: molti disservizi, servono i privati

L’Autorità garante della concorrenza bacchetta il Comune per i controlli deficitari sull’efficienza delle società partecipate

Una bacchettata al Comune di Palermo da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) sui controlli deficitari sull'efficienza delle società partecipate. In particolare l’attenzione si appunta sulla Rap e sull’Amat nelle segnalazioni pubblicate sul bollettino dell’organismo indipendente. Il nocciolo della questione è che se le aziende non sono in condizioni di svolgere il servizio con soddisfacimento dell'utenza e con un buon grado di efficienza economico-gestionale, non c'è motivo di continuare ad affidare a esse il servizio. Potenzialmente, un ragionamento devastante. E che in astratto potrebbe portare a non rinnovare i contratti.

Ma andiamo con ordine. La valutazione dell'Autorità parte dalla legge che prevede da parte dell'amministrazione una «ricognizione per rilevare il concreto andamento di ogni servizio pubblico locale affidato dal punto di vista economico, dell’efficienza, della qualità del servizio e del rispetto degli obblighi indicati nel contratto di servizio, in modo analitico». L'aggiornamento della norma insiste sul compito di perfezione «affidando agli enti locali il compito di verificare che le condizioni di offerta del servizio siano sostenibili nel corso del tempo dal punto di vista economico e finanziario e tali da assicurare, anche sotto il profilo qualitativo, la soddisfazione dei bisogni degli utenti». Ma, rileva il presidente dell'Authority Roberto Rustichelli, che nelle relazioni «sulla situazione gestionale del servizio di gestione dei rifiuti risulta dunque carente». Poi mette il dito nella piaga. E cioè che secondo i report ufficiali fra le grandi città, Palermo è quinta per quantità pro-capite di rifiuti prodotta ed è ultima, con ampio distacco dagli altri, per percentuale di raccolta differenziata». Tuttavia non risultano «evidenziate nella ricognizione le scarse performance in termini di percentuale di raccolta differenziata, ad un'elevata produzione pro-capite di rifiuti, oltre all’occorrenza non sporadica di episodi di emergenza rifiuti in città».

La musica non cambia con l'Amat. Nella ricognizione relativa ai servizi in esame sono del tutto assenti informazioni relative all’andamento della gestione sotto i profili della qualità del servizio (erogata e/o percepita) e del raggiungimento degli obiettivi contrattuali da parte dell’affidataria». Insomma, la questione appare essere che il Comune nelle relazioni agli organismi terzi di sorveglianza e controllo ometta alcuni aspetti. Ma la nota dell’Agcm spiega che «la durata degli affidamenti dovrebbe essere temporalmente limitata e giustificata sulla base di valutazioni tecniche, economiche e finanziarie, al fine di evitare la preclusione dell’accesso al mercato e consentire all’amministrazione medesima di conseguire i vantaggi di efficienza derivanti da una maggiore alternanza, nel tempo, nella gestione dei servizi pubblici». Stanno dicendo, insomma. Che bisogna fare valutazioni comparative fra offerte che risultino alla lunga più convenienti. Comunque, l'Autorità chiede all'amministrazione di comunicare entro 30 giorni le iniziative adottate per rimuovere le criticità sopra rilevate». Il ragioniere generale s’è già mosso. Chiamando tutti i livelli di responsabilità a ragionare sulle indicazioni dell’Autorità, che devono essere sottoposte ad «attento scrutinio», soprattutto riguardo all’affidamento in corso ad Amat e sulle ragioni che giustificano il mantenimento dell’affidamento a società in house «con un adeguato corredo motivazionale».

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