Questa volta si ribellano anche i residenti sul lungomare dell’Addaura e di Mondello. Contestano le maglie più larghe in favore dei locali della costa che possono, a differenza di quanto vale altrove, diffondere musica all'aperto ogni giorno sino alle 2 di notte (nel centro storico, ad esempio, il limite è mezzanotte) su spazi privati esterni ai pubblici esercizi. Si sono riuniti, hanno messo mano al portafogli rivolgendosi allo studio Palmigiano per una contestazione davanti al Tar, già presentata.
Il regolamento del divertimento notturno - scritto dal Suap, l’ufficio che fa parte dell’assessorato guidato da Giuliano Forzinetti - è assediato dai ricorsi.
Ne sono arrivati altri due che cercano di abbattere elementi, ad avviso dei ricorrenti, discriminanti. Già davanti al Tar c'è l'istanza di una impresa che gestisce le macchinette tipo slot machine che, se si trovano dentro locali commerciali come tabaccherie o bar, possono rimanere accese e operative solamente dalle 15 alle 20. Allo scoccare delle 8 della sera devono avere la spina staccata , tassativamente. L'impresa ricorrente, che ha paventato licenziamenti per il calo delle attività, ha ottenuto dai giudici già la sospensione dell'efficacia dell'articolo 5, quello che contiene appunto le limitazioni (il resto del regolamento è rimasto in vigore). I giudici entreranno nel merito nell'udienza del 20 giugno.
Ora, sempre sullo stesso punto c’è un nuovo ricorso viene proposto da una serie di società (Sgs Giochi di Pistia Salvatore, Euromatic srl, Aster Games, Talos Srl, Start Games). Le quali gestendo «macchinette a premi» la cui puntata è di 1 euro e la vincita massima di 100 euro, ad avviso dei ricorrenti (Giorgio Troja è l’avvocato), si ritengono lesi nel loro diritto di impresa perché le previsioni regolamentari «ordinano lo spegnimento degli apparecchi di gioco per 17 ore al giorno. Di fatto - scrive l’avvocato chiedendo l’annullamento dell’atto - le società ricorrenti si troverebbero a svolgere la loro attività lavorativa 5 ore su 24, con una riduzione che si pone ben oltre il triplo previsto dalla conferenza unificata Stato-Regioni».
L’altro ricorso. Il 14 marzo 2023, l’associazione Centre for international development – CID – ed il comitato spontaneo «Valorizziamo l’Addaura» inoltravano al Comune una nota con la quale proponevano modifiche alla bozza di regolamento. Ma è rimasta senza riscontro. Quando poi il regolamento è stato licenziato da Sala delle Lapidi è scattata la mobilitazione.
E il ricorso. I legali (Alessandro Palmigiano, Ornella Sarcuto, Marco Cassata) obiettano che le disposizioni introdotte intendono tutelare la salute, l’ambiente e il paesaggio, la sicurezza e l’ordine pubblico contemperandole con le esigenze del commercio e dello svago, ma ciò non deve trascurare «la coesistenza tra le funzioni residenziali e le attività di esercizio pubblico». Contestano che il regolamento è come se facesse due pesi e due misure sulla base della collocazione geografica delle residenze. Come se chi vive in centro abbia più diritto al riposo rispetto a chi ha una casa lungo la costa dove «la diffusione sonora anche all’interno del locale di pubblico esercizio è vietata dalle 2 alle 10, vale a dire che le emissioni sonore sono consentite per ben 16 ore al giorno, di cui 8 nelle fascia serale-notturna». Si rileva un «modus operandi palesemente illegittimo.
Il Comune avrebbe dovuto effettuare un contemperamento degli interessi secondo criteri di proporzionalità e ragionevolezza in modo da non consentire la prevalenza di uno dei valori coinvolti». E in ogni caso per la giurisprudenza «la tutela della quiete pubblica prevale sugli interessi puramente economici». E cioè «a fronte del diritto di iniziativa economica, sussiste il diritto alla quiete dell’individuo e della collettività».
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