Centralità del Mediterraneo e stop alle diseguaglianze, Orlando lancia la sua candidatura alle Europee
Questione morale e immigrazione da considerare «vera risorsa». Poi la parola fine alle diseguaglianze vissute dai siciliani, dagli agricoltori e infine Mario Draghi, «che dovrebbe far prevalere più l’anima politica alla burocrazia». Leoluca Orlando presenta il suo manifesto per le elezioni europee: allo stand Florio l’ex sindaco e già parlamentare europeo riunisce i fedelissimi e parte da Palermo la corsa che vedrà il traguardo l’8 e il 9 giugno, quando i cittadini saranno chiamati alle urne per decidere i propri rappresentanti. «L’occasione per porre un freno al deragliamento dei principi fondativi dell’Ue - sottolinea Orlando - per effetto temuto di una miscela esplosiva costituita dall’utilizzo degli efficienti apparati burocratici da parte di una destra sovranista e intollerante». Per Orlando la sfida del prossimo Parlamento europeo dovrà essere «la centralità del Mediterraneo - prosegue - luogo di mobilità e chiusure, di dialogo e conflitti, siccità e alluvioni. Sicilia e Sardegna dovranno essere protagoniste e non vittime di isolamento, emarginazione e sottosviluppo. Troppe diseguaglianze di registrano nel territorio siciliano ad opera di scelte dissennate dell’attuale governo che può essere contenuto e ribaltato da un parlamento europeo con presenze qualificate. Obiettivo - continua l’ex primo cittadino - è la libertà dalla paura, dei palestinesi ad esempio, vittime di un genocidio, così come dei migranti. La libertà dalla paura dei disoccupati palermitani, dei disoccupati siciliani, libertà dalla paura rispetto alla violenza sulle donne, degli incidenti sul lavoro e dell’imprenditore soggetto a prestazioni burocratiche e logiche di estorsione». Leoluca Orlando punta il dito sulla mancanza di cura del territorio, «che hanno fatto comprendere agli agricoltori di essere stati vittime di un utilizzo perverso dell’Europa, al momento soltanto sonnifero attraverso i contributi che sono diventati poca cosa rispetto al mancato controllo dell’aumento dei costi di produzione e della diminuzioni del prezzo di vendita dei prodotti agricoli». La visione è chiara: non è responsabilità dell’Europa, «ma deve essere l’Europa che deve invertire la propria posizione - sottolinea Orlando - perché passi da una logica del contributo, sempre necessario, ad un controllo adeguato sui prezzi di vendita e sui costi di produzione. Viviamo una condizione paradossale: lasciamo abbandonati migliaia di laghi, dove non si realizza lo svasamento e la manutenzione sprecando l’acqua. E si sfruttano gli agricoltori come una massa di manovra di consenso: più sei precario, più stai male, più hai bisogno del mio aiuto. Questo meccanismo perverso si chiama clientela».