Totò Cuffaro manda un messaggio a Renato Schifani. «Siamo alleati leali del presidente della Regione e della coalizione. E riteniamo che quest’ultima debba fare una riflessione complessiva su come si debba stare insieme, scegliendo a rappresentare le istituzioni il meglio che c'è e non guardando ad una rigida etichetta numerica di partito», dichiara il segretario nazionale della Democrazia Cristiana all’Italpress a margine del convegno «Aldo Moro: la verità negata», organizzato dalla Dc nella sala Mattarella di Palazzo dei Normanni, a Palermo.
«Noi siamo convinti che la Dc dalle ultime regionali, dove fece il 6,7%, oggi ha più che raddoppiato consensi, penso che questo dato lo sanciranno le prossime Europee. Portiamo il nostro contributo di idee e valori per far sì che nella coalizione possa esserci la possibilità di cercare le ragioni che ci tengono insieme, piuttosto quelle che ci dividono».
Una stilettata anche al segretario regionale del Partito democratico, che ha chiuso la porta ad eventuali accordi elettorali. «Barbagallo - dice Cuffaro - ha fatto una politica sterile, di quella che si fanno nei comizi. È strano che l’abbia fatta dentro il suo comitato regionale. L’avesse detta in un comizio, ci avrei riso sopra, ma se lo fa nel suo comitato regionale devo rispondergli, perché Barbagallo sa che in molti comuni della Sicilia la Dc è insieme al Pd e lui sa che mi venne a chiedere di stare insieme in alcuni Comuni e io lo feci nella convinzione che si stessero scegliendo le persone migliori per essere candidate». L’ex presidente della Regione dice che «adesso è di moda “mai con la Dc di Cuffaro”. Se a questo coro si aggiunge anche Barbagallo mi dispiace per lui. Io ho lavorato e fatto delle cose con il Pd e lui riteneva fosse giusto farle. Se adesso ha cambiato idea, se ne faccia una ragione. La cosa certa è che oggi la Dc è di gran lunga più presente nel territorio rispetto al suo Pd e anche di gran lunga più presente nei consensi comunali democratici dove la gente viene eletta».
Al centro della giornata il ricordo di Moro. «La Dc, anche se con qualche giorno di ritardo ricorda Aldo Moro», dice Cuffaro. Nella sala Mattarella c’è l’autore del libro «Aldo Moro: la verità negata», Gero Grassi. «Lo scrittore - aggiunge Cuffaro - prova a ricostruire un pezzo di verità, difficile da capire, da sapere se è la verità. Ma con i suoi ricordi porta un contributo a quello che è stata la vicenda dello statista. Oggi vogliamo ricordare la sua figura e lo facciamo nella convinzione che tanti giovani lo prendano come esempio. L’insegnamento più importante di Moro è la consapevolezza che le istituzioni sono un bene che va salvaguardato, al di sopra di ogni cosa e dei partiti. Per Moro i partiti erano strumento per far crescere le istituzioni, oggi purtroppo avviene l’opposto. Moro guardava ai partiti come rapporti da curare e con loro riflettere per fare il bene della politica, nella convinzione che la politica non sono solo i partiti ma tutto ciò che contribuisce al raggiungimento di un bene comune».
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