Si è chiuso in tempi record all'Ars il primo step della finanziaria della Regione Siciliana, con un passo in aula addirittura più spedito rispetto alla tabella di marcia concordata in conferenza dei capigruppo. Tanto che alla fine della seduta parlamentare di oggi, 22 dicembre, durata poco meno di due ore, è stato tirato il freno a mano, segno che l’obiettivo del 31 dicembre su cui puntava con insistenza l’assessore all’Economia Marco Falcone non era poi così utopistico.
Quindici gli articoli approvati in meno di sette ore di lavori parlamentari tra ieri e stamattina: quindi aula sospesa e tutti a casa per il Natale. Si rientrerà a sala d’Ercole il 28 e 29 dicembre. Da valutare rimangono altri quindici articoli. Poi ci sarà il maxi emendamento - con dentro anche le norme suggerite dall’opposizione per le quali ballano circa 9 milioni di euro - e il voto finale previsto per l’8 gennaio.
A ribadire la timeline è stato il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, che prima del liberi tutti ha voluto rassicurare ancora una volta la minoranza sul rispetto dei patti e in particolare il M5s, che in aula ha rimarcato la necessità di finanziare alcune norme, tra cui il contrasto alla violenza di genere, la lotta al crack e la dotazione di parrucche per le pazienti sotto cura oncologica.
La mediazione di Galvagno è servita a disinnescare l’ostruzionismo dell’opposizione, per giorni sulle barricate; determinante per l’accoro raggiunto anche il ruolo avuto dal governatore Renato Schifani, presente in aula ieri e oggi, e del vice presidente della Regione con delega ai rapporti con l’Ars, Luca Sammartino. «Il senso di responsabilità» del Parlamento e del governo, la definizione è di Sammartino, ha seppellito sul nascere le velleità di chi, tra le fila del centrodestra, aveva ipotizzato - nella fase del muro contro muro - di poter persino usare in aula il voto di fiducia come grimaldello per fare cadere tutti gli emendamenti della minoranza, un inciso del regolamento parlamentare mai utilizzato e di controversa interpretazione.
Dopo 21 anni consecutivi di esercizio provvisorio, dunque la Regione - al netto di tsunami improvvisi - si prepara ad affrontare il nuovo anno con un bilancio in piena regola; l’ultimo governo ad approvare i documenti contabili e finanziari entro la fine dell’anno corrente fu quello guidato da Totò Cuffaro: era il 2003, da allora in poi tutti gli esecutivi hanno dovuto fare ricorso sempre al provvisorio.
Tra le norme approvate nelle prime 48 ore di votazione c’è anche il primo dei quattro pilastri su cui il governo Schifani ha costruito la manovra: i fondi ai Comuni, 350 milioni di euro. Ma c’è pure il via libera ai sussidi per gli ex Pip, un pezzetto del secondo pilastro: quello che riguarda la lotta al precariato, da discutere resta la stabilizzazione degli Asu. Per gli altri due pilastri - l’antincendio e l’occupazione - il governo dovrà attendere la prossima settimana.
Pur dovendo sacrificare la data del 31 dicembre sull’altare di logiche più politiche che di sostanza, l’assessore all’Economia Marco Falcone incamera la sua norma-mantra, per la verità molto apprezzata dai siciliani: lo straccia bollo. La proiezione attuale vede gli incassi della Regione toccare i 425 milioni di euro, sfiorando una crescita del 30 per cento rispetto al 2022. La misura tornerà in vigore dal primo gennaio al 30 giugno del 2024 ma con due tipologie di scontistica. Per chi è in regola con la tassa automobilistica verrà applicato uno sconto del 10 per cento, a cui sarà possibile sommare un ulteriore 10 per cento di riduzione del bollo per coloro che sceglieranno la domiciliazione bancaria del tributo. Inoltre, per i primi sei mesi del 2023, confermata la cancellazione di sanzioni e interessi per coloro che intendono mettersi in regola sugli arretrati del bollo auto dal 1 gennaio 2016 a 31 dicembre 2022.
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