La prima sezione della Corte d’appello di Palermo ha confermato la condanna a un anno e sei mesi - pena sospesa - nei confronti dell’attuale assessore comunale ai Lavori pubblici di Palermo, Salvatore Orlando, conosciuto come Totò. Il diretto interessato annuncia il ricorso in Cassazione. L’accusa è di tentata concussione per una vicenda che risale alle scorse amministrazioni municipali del capoluogo siciliano, quando sindaco era Leoluca Orlando e Totò Orlando era presidente del Consiglio comunale: l’imputato avrebbe fatto pressioni sul capo dei vigili urbani, Serafino Di Peri, e su Dario Gristina, altro componente la commissione giudicatrice della selezione a un incarico di «alta professionalità». Lo scopo era quello di ottenere la sostanziale promozione di una persona ritenuta vicina all’ex numero uno di Sala delle Lapidi, il dirigente comunale Antonino Rera. Promozione che alla fine però naufragò: non così il processo, che a ottobre 2021 aveva visto la condanna di primo grado, da parte della terza sezione del tribunale, e ora la conferma in appello. Anche Rera era stato giudicato nel primo processo e poi era uscito di scena grazie all’assoluzione dall’accusa di favoreggiamento con la formula della «ritrattazione», perchè nel corso delle udienze aveva cambiato le originarie dichiarazioni favorevoli a Salvatore Orlando. Il fatto poi che la concussione fosse stata solo tentata aveva escluso che scattasse la mannaia della legge Severino e la sospensione dell’esponente politico dalla carica. La vicenda riguarda la selezione del giugno 2015 destinata a individuare il responsabile dell’ufficio di consulenza giuridico amministrativa del Consiglio comunale. Secondo l’accusa, Orlando avrebbe spinto per far nominare Rera, tentando così di costringere i due componenti della commissione, Di Peri e Gristina, ad assecondarlo. La nomina non ci fu perché il caso era venuto fuori e alla fine venne scelto Nicolò Giuffrida, perchè a scandalo aperto i titoli dei candidati vennero valutati con la massima attenzione. Di Peri si era costituito parte civile, con l’assistenza degli avvocati Mauro Torti e Corrado Nicolaci: gli è stato confermato il risarcimento di settemila euro. Orlando era assistito dall’avvocato Roberto Mangano, che adesso valuterà il ricorso in Cassazione.