I leader siciliani di Lega ed Mpa hanno varcato l’ingresso di Palazzo d’Orleans di buon mattino ieri (23 ottobre). E davanti al presidente della Regione Renato Schifani hanno messo in mostra un peso che fa della federazione fra salviniani e lombardiani il terzo polo del centrodestra e dell’Ars. E ora è sui numeri all’interno della maggioranza che si gioca la partita delle nomine e delle scelte programmatiche. Sono le premesse per rimettere in discussione i primi accordi maturati (ma non arrivati al traguardo) sulle nomine dei manager. Che, secondo quanto rivelato da chi era al tavolo ieri, non verranno fatte entro il 31 ottobre ma scivoleranno. Renato Schifani, dopo le pressioni ricevute in questo senso da Fratelli d’Italia, lo ha confermato anche ai leghisti motivando la decisione di un rinvio con la mancanza dell’elenco dei direttori sanitari e amministrativi che andrebbero nominati poi dai manager. Tutto slitterà dunque a quando le tre nomine si potranno fare insieme. Una decisione che piace alla Lega. Visto che il nuovo abbraccio all’Mpa fa del partito di Salvini una forza in grado di reclamare più spazio. Fin qui i boatos hanno raccontato di un equilibrio trovato dal presidente che assegnerebbe 6 manager a Fratelli d’Italia, altrettanti a Forza Italia e 2 ciascuno a Lega, Mpa e Dc. Ma Lega e autonomisti insieme contano all’Ars adesso 10 deputati, mentre 13 ne ha Fratelli d’Italia e 17 (12 più 5) ne vanta l’asse composto da Forza Italia e Dc. E non a caso il comunicato dettato dai leader di Lega ed Mpa a fine incontro sottolinea che «i due partiti insieme costituiscono uno dei tre poli della coalizione con il 13,6% dei voti raccolti alle Regionali dello scorso anno». E per essere ancora più chiari la nota diramata dai segretari Annalisa Tardino e Raffaele Lombardo, dall’assessore Roberto Di Mauro e dalla capogruppo leghista Marianna Caronia (non c’era ieri Luca Sammartino) aggiunge che «questa novità politica e il patto sottoscritto dalle due formazioni meritano una considerazione diversa anche rispetto alla linea politica e programmatica del governo regionale, sia rispetto alle decisioni sulla governance in vari ambiti dell’amministrazione pubblica regionale, affinché si possano assicurare alla Sicilia le migliori professionalità in grado di dare risposte efficaci ai cittadini». Il fatto che nella stessa nota venga sottolineata «la convergenza con il presidente Schifani» è il termometro delle rassicurazioni avute da leghisti ed Mpa sul fatto che la trattativa sui manager ripartirà da capo. E farà i conti con la medesima richiesta di maggiore spazio che da tempo è arrivata da Fratelli d’Italia. A sua volta il presidente della Regione ha avuto garanzie dalla Lega sull’appoggio a una proposta di legge all’Ars che finora ha scontato proprio i dubbi di Fratelli d’Italia, quella per la reintroduzione dell’elezione diretta dei presidenti delle Province. I meloniani predicano cautela (in attesa che Roma approvi una legge analoga) e in commissione all’Ars la proposta sta faticando. Ma ora Lega ed Mpa sottolineano che a Palazzo d’Orleans «è stato fatto un focus sulla reintroduzione dell’elezione diretta nelle province riscontrando che i nostri partiti e Forza Italia spingono per questa scelta. Abbiamo apprezzato la disponibilità del presidente Schifani su tutti i punti trattati e siamo certi che avrà la capacità di accoglierle e di fare sintesi con gli alleati». Va detto che l’arrivo a Palazzo d’Orleans della leghista Marianna Caronia insieme alla Tardino ricuce anche lo strappo che era nato la settimana scorsa al vertice di maggioranza, quando Forza Italia chiese il rinvio proprio per la presenza della capogruppo che non era stata invitata ma è arrivata su delega della segretaria. Nella foto Palazzo Comitini, sede dell'ex Provincia di Palermo