Comune di Palermo, bocce ferme sul rimpasto e Fratelli d'Italia avverte: noi pronti a uscire
La giornata dei lunghi coltelli s’avvicina. Il gioco sulla sostituzione di un assessore nella giunta comunale di Palermo si sta rivelando più pericoloso e insidioso del previsto. Per il sindaco, soprattutto. Roberto Lagalla, in questo frangente, sta affrontando una delle curve più pericolose del suo breve mandato. Deve decidere come chiudere - sostanzialmente entro la settimana, al netto di problemi personali che in questo momento sta affrontando - la partita tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. La prima, dopo l’uscita dal partito dell’assessore Andrea Mineo, reclama la sua sostituzione con Pietro Alongi (nella foto), voluto dal governatore, Renato Schifani; i secondi, che Mineo hanno accolto, non lo vogliono toccato e intendono mantenere gli altri quattro assessori. In un vertice di venerdì sera, Roberto Lagalla ha provato a spiegare che in questo momento bisogna accontentare gli azzurri, che invece di tre hanno due posti in giunta. Successivamente, però, si può discutere di un eventuale rimpasto e mettere in discussione deleghe e posizioni. Anche perché, alla finestra, c’è un partito come la Dc, che forte dei nuovi acquisti in Consiglio (li ha sottratti al gruppo del sindaco, che non ha gradito) sbraccia per avere più visibilità. Domenica sera gli esponenti di Fratelli d’Italia hanno avuto l’ennesima riunione interna, alla quale erano presenti tutti i maggiorenti del partito (da Carolina Varchi agli assessori regionali Alessandro Aricò e Francesco Scarpinato, dal coordinatore provinciale Giampiero Cannella al senatore Raoul Russo, i consiglieri comunali) e c’era un clima - racconta chi vi ha partecipato - di sostanziale unanimità rispetto alla linea che bisogna tenere. E cioè, non si molla la posizione: o il sindaco mantiene tutti i nostri oppure usciamo dal governo della città. Una minaccia alla quale non tutti credono, a dire la verità. Sull’«operazione Mineo» non sembrano esserci incrinature interne, ma è chiaro che interessa particolarmente a uno come Giuseppe Milazzo, consigliere, parlamentare europeo sicuramente ricandidato, a cui non dispiace avere a disposizione - giocoforza - il pacchetto di voti che porta in dote l’ex pupillo di Gianfranco Micciché. Ma se l’operazione non dovesse riuscire che cosa accadrà veramente? «Nulla, non accadrà nulla - spiegano dall’altra sponda, gli azzurri -. Ci saranno un po’ di dichiarazioni e di lamentazioni, ma alla fine la soluzione che sceglierà il sindaco (togliere un assessore a FdI per piazzare Alongi, ndr) verrà accettata da tutti». Non è un caso, ad esempio, che ieri cominciavano a circolare ipotesi di compensazione a cui sta pensando Lagalla per i patrioti: in prospettiva, ad esempio, un pezzo pregiato come Amap, o più immediatamente un ruolo di amministratore alla Città Metropolitana. per uno degli assessori che dovrebbe mollare. La soluzione individuata da Lagalla sarà sufficiente a placare la brama di poltrone? Si saprà molto presto, questione di ore, visto che il primo cittadino ha annunciato incontri bilaterali con tutte le forze della maggioranza.