L’ora «X» è stata fissata alle 10.30 di stamattina, 16 ottobre. Sul tavolo dell’incontro, a porte chiuse, tra il presidente della Regione e i segretari dei partiti di maggioranza, il tema politico che si preannuncia (o forse è già) il più caldo d’autunno: le nomine dei 18 manager che guideranno le aziende sanitarie e ospedaliere della Sicilia. Difficile che il dado venga tratto in un solo vertice, ma vista l’accelerazione garantita da Renato Schifani per sciogliere i nodi entro ottobre – come previsto dal bando – è probabile che oggi, da Palazzo d’Orleans, arrivino i primi verdetti, o comunque lo schema, il modello da seguire per tirare dal cilindro i nomi. E il modus operandi, con ogni probabilità, non sarà quello del «sorteggio tra i migliori» iscritti all’albo, lanciato giovedì scorso e ribadito ieri dal numero uno della Dc, Totò Cuffaro, «stupito e rammaricato per il silenzio registrato sulla nostra proposta, da parte non solo di chi ci ha accusato di voler lottizzare le nomine, ma anche dai partiti che crediamo abbiano a buon diritto la possibilità di farci sapere cosa pensano di questa idea, che va nel segno della trasparenza». Per questo, Cuffaro insiste sul sorteggio, «con le opportune considerazioni di ulteriori, stringate valutazioni di professionalità e competenza che il presidente Renato Schifani e l’assessore Giovanna Volo vorranno apportare. Lo facciamo nella convinzione che questo possa consentire rapidità nel conferimento degli incarichi, nell’interesse della sanità e della salute dei siciliani, che così potranno ben apprezzare una ulteriore buona azione del governo». Dai leader degli altri partiti di maggioranza, il «metodo Cuffaro» viene però liquidato come mera provocazione, e mentre tutti continuano ad invocare la meritocrazia come unico criterio di scelta, con il passare delle ore le pressioni politiche su nomi e posti diventano sempre più forti. Tanto che per Schifani trovare la quadra non sarà gioco semplice. Difatti, la divisione logica, ossia sei incarichi per Forza Italia, altri sei per FdI e altrettanti equamente divisi fra Lega, Mpa e Dc, così logica, in realtà, non è, vuoi per la differenza di peso fra le varie Aziende sanitarie, vuoi perché in assessorato alla Salute i ruoli che contano sono sbilanciati verso i forzisti e nell’ottica FdI si potrebbe pretendere un riequilibrio, vuoi perché alcuni nodi sono più complicati di altri, a cominciare dall’Asp di Agrigento, ambitissima sia dallo stesso Cuffaro che dai deputati azzurri della provincia, mentre l’Asp di Enna potrebbe essere il target degli autonomisti di Lombardo. Altra questione da sciogliere sarà il bacino da cui andare a pescare i nomi. Schifani guarderà solo e soltanto all’elenco dei 49 «maggiormente» idonei stilato la scorsa estate dal gruppo di esperti nominati ad hoc, oppure darà un’occhiata anche ai curricula dei «semplicemente» idonei, cioè agli altri candidati iscritti all’albo dei manager, come chiesto da una risoluzione della Commissione salute all’Ars? In alto Totò Cuffaro e Renato Schifani (foto di Alessandro Fucarini)