«La mafia ha cambiato volto. E l’Antimafia?». Un quesito che non è soltanto il titolo dell’incontro che chiude la festa dell’Unità di Palermo che si è svolta in questi giorni a Villa Filippina: durante l’evento organizzato dal Pd e che ha visto una folta partecipazione tra cui i componenti della Commissione nazionale antimafia e il procuratore della Repubblica di Palermo, Maurizio de Lucia, si è analizzato il momento e lo stato di salute di una antimafia colpita dalle dietrologie sorte a seguito dell’arresto di Messina Denaro e dai duri colpi inferti dal fuoco amico. «Il punto - sottolinea il presidente della Commissione regionale antimafia Antonello - è come superare l’imbarazzo per i casi Saguto, Helg, Montante. Lo Stato ha dimostrato di saper colpire i mafiosi, ora serve un salto di qualità con l’Antimafia, bisogna avere la consapevolezza che la frontiera dell’impegno civile non può essere solo la polemica se lo Stato fa poco o può fare di più». Il procuratore De Lucia ha poi acceso i riflettori sulle mosse di Cosa nostra, «al momento impegnata su tre direttrici - ha spiegato -: la prima è la ricostituzione dei propri vertici, fatto legato al secondo punto, ovvero la questione economica non fiorente come lo era in passato. E il sistema migliore è investire nel traffico di stupefacenti e per questo. La presenza nei territori continua ad essere pervasiva e continua a controllare pesantemente la condizione economica dei luoghi in cui agisce». Dall’incontro si ribadisce il secco no a cambiamenti nel codice antimafia: «Per favore, non toccare niente - prosegue De Lucia - abbiamo raggiunto uno sguardo di insieme e si rischia di metterlo in crisi». Un servizio completo di Davide Ferrara sul Giornale di Sicilia in edicola oggi