Dentro la Reset, la società consortile che si occupa di manutenzioni e cura del verde a Palermo, c'è la guerra. Un Consiglio di amministrazione come teatro di battaglia, spaccato. Con la vicepresidente Paola D'Arpa da un lato e il presidente Fabrizio Pandolfo e il consigliere Michele Pivetti dall'altra. Ormai la situazione è precipitata e siamo già alle carte bollate. A metà gennaio davanti al tribunale civile, sezione quinta, si terrà l'udienza con cui la vicepresidente chiede l'annullamento della delibera del Cda del maggio scorso, con cui sono state conferite deleghe dirigenziali a tre funzionari.
Secondo la D’Arpa (per inciso è moglie di Totò Lentini, candidato sindaco alle scorse elezioni, poi ritiratosi per appoggiare Lagalla) sono viziate da una serie di irregolarità che avrebbero impedito queste nomine. Intanto, perché il precedente amministratore aveva conferito incarico per 6 mesi, poi prorogati di altri 6 dal collegio sindacale: sarebbe l'unica possibilità e nel frattempo, però, bisognava avviare le procedure per individuare il direttore generale. Tutto ciò non s'è fatto e dunque si sarebbe dovuto smetterla con le proroghe. Invece, si è andati avanti (col parere contrario del vicepresidente, naturalmente), addirittura con l'ultimo incarico senza indicare il termine, ma collegando la fine dell'attività dirigenziale alla realizzazioni di alcune condizioni. O meglio, «per il tempo necessario agli adempimenti previsti per la nomina del direttore generale». Aspetta e spera. Con la possibilità, sospetta qualcuno, che i dirigenti a termine acquisiscano diritti che poi possono fare valere in sede giudiziaria. Rimpolpando le già nutrite schiere di dipendenti con assegnazione temporanea di incarichi che stanno chiedendo il conto.
«Noi - spiega il presidente Pandolfo - non abbiamo nominato nessuno, abbiamo garantito la funzionalità della società, facendo rimanere ai loro posti i dirigenti che abbiamo trovato». Una delle preoccupazioni è che, così facendo, la Corte dei conti potrebbe chiamare in causa chi ha deciso di andare avanti per questa strada, benché assistito da un parere pro veritate del professore Massimiliano Marinelli, un'autorità del Diritto del lavoro. Sulla base del quale, fra l'altro, Pandolfo e Pivetti hanno approvato i contratti per Salvatore Canfarotta per l'area finanza, Antonio Pensabene per l'area servizi alla città e Vincenzo Mirabile per l'area personale.
Tutto questo lo si può costruire facilmente, spulciando verbali di seduta pubblicati sul sito istituzionale. Ma esiste anche anche un carteggio dell'Ufficio del controllo analogo, guidato da Roberto Giacomo Pulizzi, investito della questione. Che - stringi stringi - ha scritto non solo che incarichi e proroghe sono autorizzati e stipulati in violazione di una norma di cui alla legge 165/2001, ma che «non hanno nemmeno la preventiva autorizzazione e controllo da parte dell'Amministrazione comunale».
Pandolfo ostenta serenità: «In questa storia abbiamo fatto solamente il bene dell’azienda - spiega - seguendo le procedure e la legge ed evitando di individuare altre professionalità interne, qualora ce ne fossero, aumentando così la platea di coloro che possono accampare pretese. Certamente, non abbiamo voluto favorire nessuno, visto che abbiamo mantenuto le posizioni che c’erano. Poi - conclude - vediamo che cosa dice il giudice. Se riterrà che abbiamo sbagliato torneremo indietro. Ma a quel punto il Comune ci deve dire come fare andare avanti la Reset».
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