«La lentezza dei processi costa all’Italia due punti di Pil. La necessità di velocizzare i processi assorbe gran parte della nostra energia, soprattutto in attuazione del Pnrr. Sono stati fatti accordi di difficilissima attutazione sullo smaltimento dell’arretrato e stiamo affrontando il problema con determinazione e anche fantasia. Vorremmo avere in questo il contributo di tutti i colleghi anche se conosciamo bene la difficoltà viste le carenze di logistica e di risorse». Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenendo al congresso nazionale di Area in corso a Palermo.
Il Guardasigilli ha rivendicato le misure messe in campo dal Governo per aumentare l’efficienza della giustizia: dalla revisione delle piante organiche del personale amministrativo, alle banche dati delle sentenze civili, alle accelerazioni sul processo telematico, al tribunale online che «presto sarà realtà per la volontaria giurisdizione»
Nordio è tornato anche sui temi della riforma e delle polemiche sulle toghe: «Ovviamente voglio ribadire che per i reati di mafia le intercettazioni non si toccano, col procuratore nazionale antimafia stiamo anzi progettando interventi nuovi per coprire le lacune derivate dal fatto che le grosse organizzazioni criminali non comunicano con i mezzi tradizionali, ma con strumenti che non siamo in grado di intercettare perché sofisticati e molto costosi. Ed è lì che intendiamo intervenire».
«Stiamo lavorando alacremente alle riforme per l’efficientamento della giustizia - ha detto - , ai fini di attuare piani del Pnrr e velocizzare i processi sopratutto quelli civili perché la lentezza della giustizia ci costa circa due punti di Pil». «Sappiamo che ci sono differenti visioni di concepire alcune soluzioni soprattutto per quanto riguarda il diritto penale - ha continuato - Abbiamo cercato di mettere in evidenza le cose che ci unisco rispetto a quelle che ci dividono. E tra quelle che ci uniscono c’è l’esigenza di rendere la giustizia più efficiente e rapida». Nordio poi ha ribadito che i timori di controllo dell’esecutivo su toghe è una eresia: «Ho fatto il magistrato e lo rifarei e mi sento con la toga addosso. Perciò mi preme dire che, quali che siano le riforme, per me sarebbe una eresia pensare che la magistratura possa finire sotto il controllo dell’esecutivo. Ho scelto questa professione perché è la più libera e importante nell’attuazione del dettato costituzionale, vincolata come è solo alla legge. Mai l’avrei scelta se avessi pensato che da pm avrei avuto sopra di me un potere gerarchico rappresentato da un partito».
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