"Decideremo a novembre se trasformare il Forum, che attualmente è una confederazione di tante sigle della destra sommersa, in un movimento di partito che può partecipare alle europee". Con queste parole l’ex ministro Gianni Alemanno ha presentato i punti del suo programma all’Astoria Palace Hotel a Palermo. Il suo nuovo movimento politico “Forum dell’Indipendenza Italiana” è nato a luglio, in un’ottica di malcontento verso l’attuale Governo Meloni. “Vogliamo verificare di avere una forza adeguata ma sostanzialmente vogliamo agire sui delusi del governo Meloni, di quelle persone che si aspettavano un cambiamento profondo che non c’è stato fino ad adesso – dice Alemanno -. E vogliamo essere in una posizione costruttiva per questo governo. Parliamo a tutti, anche a coloro che vengono dal Movimento 5 stelle o dalla sinistra. C’è molta attenzione in tutta Italia e in Sicilia in maniera particolare. Ci sono tanti movimenti locali e liste civiche qui. Ecco, vogliamo lavorare con il civismo che è il modo migliore per rappresentare le esigenze del territorio. E qua in Sicilia c’è tanto da fare, bisogna combattere l’autonomia differenziata, una riforma assolutamente sbagliata”. Sul fronte migranti, l’ex ministro vede la soluzione nei blocchi delle partenze. “Bisogna registrare un insuccesso del governo – aggiunge Alemanno -. Avevano promesso blocchi navali e avevano detto che non sarebbero più arrivati i migranti e invece i flussi migratori sono più che raddoppiati. La sinistra dice cose peggiori, sostiene l’immigrazionismo, vuole i porti aperti e non si rende conto che qui possono arrivare milioni di persone disperate. Noi riteniamo che bisogna fare una politica, bloccando le partenze e non gli arrivi. Quando il migrante arriva in mare non si può non dargli assistenza e non si possono chiudere i porti. Bisogna evitare che partano, usando cooperazione economica e strategie militari”. Tra i punti del programma del Forum dell’Indipendenza Italiana, la liberazione dalla guerra in Ucraina. “E’ costata all’economia italiana fino ad ora 180 miliardi di euro , un costo veramente inaccettabile per una guerra che non è nostra. Il secondo punto al quale teniamo particolarmente – continua l’ex ministro - sono le politiche di sviluppo, fatte con veri investimenti. E infine, bisogna porre un argine alle tecnologie imposte dalle multinazionali sul Covid, sull’intelligenza artificiale e la transizione green perché rispondono non agli interessi dei cittadini ma a quelli economici delle multinazionali”.