Per le firme bisognerà attendere almeno un paio di mesi. Ma da ieri (20 settembre) la trattativa per arrivare al rinnovo del contratto per i circa 11 mila dipendenti regionali è ufficialmente ripartita. E porta con sé la per la prima volta l’impegno del governo a iniziare la manovra delle promozioni che dovrebbero portare chi oggi è in fascia bassa a fare un sensibile salto di categoria. Con mille asterischi su ogni punto dell’intesa, è questa la sintesi di una giornata che ha visto sfilare i leader sindacali a Palazzo d’Orleans, a Palermo. Prima per ricevere le indicazioni sulla Finanziaria che il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e l’assessore all'Economia Marco Falcone vorrebbero mandare all’Ars entro Natale e poi per provare a sbloccare la vertenza dei regionali. Ed è quest’ultimo il fronte su cui si sono registrate le mosse più significative. Il governo - riferiscono tutti i sindacalisti convocati all’incontro - si è impegnato a portare avanti da subito la cosiddetta riclassificazione. Si tratta della revisione delle fasce in cui è distribuito il personale: oggi sono 4 e inquadrano i 10.436 funzionari ancora in servizio. Al termine delle trattative saranno tre (forse due) e ci saranno mansioni diverse e aggiornate per tutti. Ciò farà fare il salto in avanti a quanti ora sono nelle due fasce più basse: i 2.067 che si trovano in B e i 2.689 che sono in A. Questa la teoria. L’applicazione della manovra non avrà però questi numeri. I sindacati chiedono da sempre una riclassificazione che coinvolga almeno 7 mila dipendenti (quindi anche i 2.936 che oggi sono in C e potrebbero andare verso la qualifica più alta del comparto). Ma non ci sono i soldi per questa manovra: il governo si è impegnato a portare avanti la riclassificazione per un migliaio di persone grazie a un tesoretto di 3 milioni e mezzo subito spendibile. Parallelamente Schifani e l’assessore al Personale Andrea Messina tratteranno con Roma l’ammorbidimento di alcuni vincoli economici e normativi che attualmente limitano a mille i promuovibili. Su queste basi tutte le sigle si sono dette disponibili a riprendere le trattative. Che partiranno però dall’accordo sugli aumenti di stipendio: ci sono sul tavolo una cinquantina di milioni che sono rimasti da quasi due anni non spesi per la rottura delle trattative. I soldi saranno sufficienti a erogare aumenti che oscillano da 80 a 150 euro al mese a seconda della fascia. In più il governo stanzierà nella prossima Finanziaria altri 28 milioni perché il contratto che si va a rinnovare nasce già scaduto (vale per il triennio 2019-21) e serve quindi la copertura per gli anni successivi. Questi soldi serviranno anche a introdurre un sistema di welfare alla Regione: si partirà con un milione per la sottoscrizione di una polizza sanitaria che copra tutti i dipendenti regionali. In più i sindacati potrebbero ottenere pure che i dipendenti del «contratto 2» possano chiedere l’anticipazione della buonuscita e l’applicazione di Quota 103 per i pensionamenti, la velocizzazione dei tempi di elaborazione delle pensioni definitive e dei tempi di erogazione del Tfr. Su queste basi tutti i sindacati si sono detti disponibili a tornare al tavolo non appena il commissario dell’Aran, l’avvocato Accursio Gallo, farà le convocazioni. «Apprezziamo che il governo si sia impegnato a mettere in piedi una proposta per superare gli attuali vincoli finanziari che non permettono la riclassificazione di tutto il personale. Positivo anche l’impegno a rispettare un cronoprogramma che prevede uno scadenziario preciso per arrivare alla nomina dell’Aran, ai rinnovi dei contratti di comparto e dirigenza e alla riclassificazione e legislazione vigente. Su tutto però occorre accelerare» hanno detto i rappresentanti sindacali di Cgil Fp, Cisl Fp, Cobas Codir, Sadirs, Siad Csa, Ugl e Uil Fpl alla conclusione della riunione. Più cauto il giudizio di Cgil, Cisl e Uil sulla Finanziaria illustrata da Schifani e Falcone: «Apprezziamo la disponibilità al dialogo. Occorre approfondire tutti i i temi e ci riserviamo di farlo non appena avremo il testo integrale. Abbiamo messo in evidenza al governo alcune questioni che vanno affrontate e sulle quali ci aspettiamo risposte: l'occupazione, i precari della pubblica amministrazione e la tutela dell'ambiente» hanno detto Francesco Lucchesi (Cgil), Sebastiano Cappuccio (Cisl) Luisella Lionti e Ignazio Baudo della Uil regionale. Mentre Nicolò Scaglione e Giuseppe Badagliacca della Cisal chiedono di «incrementare il più possibile i fondi destinati a contrastare il caro-vita che erode il potere di acquisto dei lavoratori».