Avranno la residenza anche se abitano in case occupate abusivamente. È il modo per poter fare avere loro l'allaccio per l'erogazione dell'acqua pubblica. Sono le quattro famiglie di via delle Naiadi che, in mancanza di un contratto regolare, perché abusivi da tre anni all’interno dell’immobile di Sferracavallo, a Palermo, non possono accedere al servizio idrico pubblico.
Nella palazzina in realtà le famiglie sono otto. Quattro di loro sono regolari assegnatarie dell'immobile e, sanando gli arretrati, hanno potuto riavere l’allaccio. Le altre quattro non possono vantare alcun diritto, né avere un contratto con Amap. A raccontare la sua storia a [email protected] è stata una degli inquilini, Serafina Lo Bianco. Da 19 anni, iscritta in graduatoria, attende la chiamata dell’ente Case popolari e, spinta dalla disperazione, perché madre di due figli, di cui una di nove anni, ha deciso tre anni fa di occupare l'immobile che non era ancora stato assegnato. Ora, insieme agli assistenti sociali del punto snodo dell’Agenzia sociale per la casa nella settima circoscrizione, sta cercando di trovare una soluzione ai sigilli che l'Amap ha messo ai contatori per i reiterati e mancati pagamenti dell’utenza. Le bollette non pagate in realtà sono a nome delle persone che abitavano nell’immobile fino a qualche anno fa e che poi sono andate via. A queste sono subentrate altre famiglie che hanno occupato abusivamente gli appartamenti. Così da oltre tre mesi, le quattro famiglie sono senza un goccio d’acqua in casa. Non possono cucinare, non possono lavarsi se ogni settimana non fanno arrivare l'autobotte.
Da un lato c’è la lotta all’illegalità e all’abusivismo, dall’altro ci sono quattro famiglie senza acqua, bene primario e indispensabile. Dilemma di non poco conto. Serafina Lo Bianco ha già incontrato l’assessore comunale ai Servizi sociali, Rosi Pennino, alla quale ha mostrato la documentazione che attesta la sua richiesta di assegnazione della casa popolare con data 2004. Ha iniziato un percorso con il punto snodo attivo nella sua circoscrizione.
«È stato predisposto un progetto con l'agenzia per l'inclusione - spiega l’assessore Pennino -. Le famiglie saranno convocate la prossima settimana per poterle regolarizzare intanto sotto il profilo della residenza». La legge parla chiaro: «Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento ai pubblici servizi, in relazione all’immobile medesimo. Gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge». Non sarebbe la prima volta che il Comune concede residenze ad occupanti abusivi, in particolari condizioni di fragilità. Tante le pratiche per inserire nell'elenco dell'anagrafe anche chi vive in una casa senza averne titolo. La concessione della residenza, però, non sana in alcun modo l'occupazione abusiva. Non è l'essere abusivi in sé che fa scattare in automatico il diritto alla residenza. Ci devono essere delle condizioni particolari di fragilità.
Essere presenti negli elenchi dell'anagrafe comunale però cambia tutto. Significa poter godere delle cure di un medico, possedere i documenti, a cominciare dalla carta di identità, accedere ai servizi comunali di supporto alle famiglie in difficoltà, potere stipulare regolari contratti per la luce, l'acqua e il gas.
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